Usura: Consulta nazionale, nel 2016 “le famiglie hanno incontrato difficoltà con le banche”. L’azzardo continua a mietere vittime

“Anche il rapporto delle famiglie con il sistema bancario ha incontrato molte difficoltà e molti spazi del mercato finanziario sono stati occupati dal credito illegale”. È quanto emerge dalla relazione per l’anno 2016 della Consulta nazionale antiusura, che è stata presentata oggi, in occasione dell’assemblea annuale e del convegno “22 anni a servizio delle persone vittime dell’usura”, che si è svolto stamattina a Roma. “In questo difficile contesto generale finanziario” la Consulta ha dovuto fronteggiare “le richieste dei tanti poveri che hanno bussato alle porte delle Fondazioni antiusura. Il 46,6 per cento di essi si è indebitato a causa dell’azzardo”. Tramite il Cartello “Insieme contro l’azzardo”, coordinato da Attilio Simeone, la Consulta antiusura ha continuato “la lotta al gioco d’azzardo che ha mietuto e continua a mietere tante vittime”. Grazie a un costante impegno (dibattiti, interventi sui mass-media, il lavoro sempre più “in rete” con altre associazioni e movimenti anti-slot), “ben 17 Regioni italiane hanno legiferato in materia di azzardo”. Mancano all’appello “la Sardegna, la Calabria e la Sicilia, stranamente, tra le Regioni con un reddito pro-capite più basso e con una conseguente incidenza proporzionale della spesa in azzardo più alta”.
Fredda è stata la collaborazione con gli Istituti bancari convenzionati nei confronti delle attività svolte dalle Fondazioni per assistere i soggetti sovraindebitati e a rischio di usura, nonostante l’adesione fornita al Protocollo siglato fra la Consulta nazionale antiusura e l’Associazione bancaria italiana. “Il 2016 è stato un anno molto impegnativo ma contemporaneamente ricco di soddisfazioni – conclude la relazione del Consiglio direttivo della Consulta nazionale antiusura -. Nuove sfide e nuovi impegni ci attendono, considerando la situazione generale del Paese. La mancanza di lavoro – e quando si trova anche mal retribuito – sottopone le famiglie italiane a stress e preoccupazioni che il più delle volte vengono risolte con il ricorso al credito, anticamera del sovraindebitamento o, peggio ancora, con il ricorso al ‘credito facile'”. Di qui l’impegno “per far comprendere alle banche che l’attività svolta dalle Fondazioni non è da considerarsi attività assistenziale o generalmente benefica. Le banche svolgono – o dovrebbero svolgere – una attività sociale quali intermediari nell’impiego di denaro e, quando questa attività viene svolta a fianco delle Fondazioni, diventa ancor più socialmente meritoria in quanto da un lato dà sollievo agli assistiti delle Fondazioni e dall’altro contribuisce a ridurre il monte sofferenze delle banche, causa di tanti mali come le cronache hanno ampiamente documentato”.

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