Società: mons. Galantino, “il mondo non ha bisogno di falsi profeti”. No a “mondanità spirituale”

La logica di Dio e la logica degli uomini. la differenza tra i due modi di pensare emerge dal “serrato dialogo” tra Dio e Abramo raccontato nella prima Lettura di oggi. Lo ha sottolineato mons. Nunzio Galantino, segretario generale della Cei, nell’omelia che ha aperto l’Assemblea annuale e il convegno promosso oggi a Roma, alla “Cittadella della Carità – Santa Giacinta” della Caritas diocesana, dalla Consulta nazionale antiusura Giovanni Paolo II. Da un lato, c’è “Abramo, che fa fatica a credere nelle promesse del Signore” riguardo alla sua discendenza, dato che “non aveva figli e addirittura sarebbe dovuto essere il suo serve il suo erede”, cosa che per il mondo ebraico “significava disgrazia, sconfitta”; dall’altro, “c’è Dio che dice al patriarca che la sua condizione di essere senza eredi non sarà definitiva”. “Il disagio di Abramo – ha fatto notare il segretario generale – è il nostro quando le nostre esigenze e logiche si scontrano con il progetto del Signore. Così, però, ci mettiamo fuori il piano di Dio: siamo ‘falsi profeti’ perché ci mettiamo in proprio, pericolosamente e rischiosamente, semmai conservando ed esibendo il marchio di fabbrica di Dio, senza di fatto aver a che fare veramente con Lui. Quanti distintivi si esibiscono, ma dietro di essi non c’è la logica di Dio. Dietro certi vestiti, casacche, divise non c’è il Padreterno, non c’è il Vangelo, ci sono le nostre fissazioni. Qui è la differenza”.
Allora, “falsi profeti siamo noi, tutte le volte che scegliamo di metterci in proprio”, “producendo frutti cattivi, di incoerenza, di compromesso”. Come Abramo, “possiamo superare questo impasse, se ci apriamo e facciamo largo all’azione dello Spirito Santo, insieme alla libertà interiore, che dobbiamo imparare a coltivare sempre”. Solo così “possiamo sintonizzarci sui piani di Dio, che ha tempi diversi dai nostri: i suoi sono piani di un Dio paziente che cozzano con la nostra fretta, che coicide con l’autoreferenzialità. Di solito chi ha fretta non ha tempo di ascoltare il Signore e gli altri. Così si rischia pericolosamente e orgogliosamente di mettersi in proprio. I frutti di questo modo di fare, come la mondanità spirituale, ci rendono eredi a tutto tondo dei falsi profeti. E questo mondo di tutto ha bisogno tranne che di falsi profeti”.

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