Papa Francesco: alla Cisl, “proteggere anche esclusi dal lavoro”. “A volte la corruzione è entrata nel cuore di alcuni sindacalisti”

Sono due le “sfide epocali” che oggi il  movimento sindacale deve affrontare. Ad indicarle ai delegati della Cisl, ricevuti prima dell’udienza generale, è Papa Francesco. La prima è la “profezia”, che “riguarda la natura stessa del sindacato”. Nelle nostre società capitalistiche, avverte il Pontefice, “il sindacato rischia di smarrire questa sua natura profetica, e diventare troppo simile alle istituzioni e ai poteri che invece dovrebbe criticare”. Col passare del tempo “ha finito per somigliare troppo alla politica”, ma “se manca questa tipica e diversa dimensione, anche l’azione dentro le imprese perde forza ed efficacia”. La seconda sfida è “innovazione”. Per Francesco, il sindacato “non svolge la sua funzione essenziale di innovazione sociale se vigila soltanto su coloro che sono dentro, se protegge solo i diritti di chi lavora già o è in pensione. Questo va fatto, ma è metà del vostro lavoro. La vostra vocazione è anche proteggere chi i diritti non li ha ancora, gli esclusi dal lavoro che sono esclusi anche dai diritti e dalla democrazia”. Se la nostra società ancora non capisce il sindacato, l’analisi del Papa, è forse “perché non lo vede abbastanza lottare nei luoghi dei ‘diritti del non ancora’: nelle periferie esistenziali, tra gli scartati del lavoro”, tra “gli immigrati, i poveri, che sono sotto le mura della città”. Oppure “perché a volte la corruzione è entrata nel cuore di alcuni sindacalisti”. Pur riconoscendo l’impegno già in atto, Francesco invita a “fare di più”. “Abitare le periferie può diventare una strategia di azione, una priorità del sindacato di oggi e di domani. Non c’è una buona società senza un buon sindacato, e non c’è un sindacato buono che non rinasca ogni giorno nelle periferie, che non trasformi le pietre scartate dell’economia in pietre angolari”.

 

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