Concistoro: mons. Omella, “nella Chiesa non ci sono altri titoli di quelli che segnano il cammino di un servizio più solerte per l’annuncio del Vangelo”

“A differenza dei pregi mondani, nella Chiesa non ci sono altri titoli di quelli che segnano il cammino di un servizio più solerte ed impegnato per l’annuncio del Vangelo e il riscatto nel nome del Signore di tutti, soprattutto dei più bisognosi”. Lo ha ricordato mons. Juan José Omella, arcivescovo di Barcellona, nel suo saluto a Papa Francesco, in occasione del Concistoro ordinario pubblico, che si è aperto oggi pomeriggio nella basilica vaticana. “L’infuocato colore vermiglio che ora indossiamo non sia per noi vanto, ma strenua memoria del nostro Redentore che ci riscattò al prezzo del suo sangue. Diventerà d’ora in poi un segno vocazionale di un nuovo spoglio dei nostri interessi, per donarci in tutto e per tutti finché per l’amore del popolo di Dio, e per la fedeltà al Buon Pastore Gesù e al Suo Vicario in terra si consumino tutte le nostre risorse”, ha aggiunto.
Omella ha, quindi, ricordato: “Siamo convocati dalla Vostra Paternità universale da Chiese geograficamente distanti, bensì fiere dalla loro fedeltà al Vangelo in circostanze non sempre facili e in alcuni casi addirittura drammatiche. Testimoni della tenuta dell’unica Chiesa di Cristo Gesù che sussiste in comunità provate sia per il logorio della miscredenza, sia per la guerra, per la povertà, o che hanno condiviso il dolore della morte violenta del proprio presule per la difesa del Vangelo dei poveri. Or ora la gioia di questi popoli riecheggia pure nei nostri cuori”. Questo nuovo “servizio alla Chiesa e all’umanità”, ha sottolineato, “ci porta a lavorare traboccanti di letizia e di speranza per consegnare al mondo la Nuova Novella di Gesù. Sì, è proprio il tesoro del Vangelo, seppur portato poveramente e modestamente in vassoi d’argilla, ma nel contempo spronati dalla brama di un fuoco che accende altri fino ai confini della terra, e non si accontenta con trattenerlo ai propri ripari”. “Non vogliamo essere una Chiesa autoreferenziale – ha concluso -; vogliamo essere una Chiesa pellegrina per le strade del mondo alla ricerca di tutti quanti, mescendo nei loro cuori il balsamo della letizia e della pace, asciugando le lacrime di tanti e sollevando la loro speranza avverata definitivamente nella riconciliazione procurataci dal Figlio di Dio”.

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