Papa Francesco: ad Assemblea Cei, no a “compromesso” e “ambiguità”, servono “audacia” e “scelte coraggiose”

(Siciliani-Gennari/SIR)

“Come la Chiesa di Laodicea, conosciamo forse la tiepidezza del compromesso, l’indecisione calcolata, l’insidia dell’ambiguità”. Ma è proprio “su questi atteggiamenti” che “si abbatte la condanna più severa”. Lo ha fatto presente il Papa, nel discorso scritto consegnato ai vescovi italiani, in cui ha citato “un testimone del Novecento”, il teologo protestante Dietrich Bonhoeffer, che ci ricorda come “la grazia a buon mercato è la nemica mortale della Chiesa: misconosce la vivente parola di Dio e ci preclude la via a Cristo. La vera grazia – costata la vita del Figlio – non può che essere a caro prezzo: perché chiama alla sequela di Gesù Cristo, perché costa all’uomo il prezzo della vita, perché condanna il peccato e giustifica il peccatore, perché non dispensa dall’opera… È a caro prezzo, ma è grazia che dona la vita e porta a vivere nel mondo senza perdersi in esso”. “Apriamo il cuore al bussare dell’eterno Pellegrino”, l’invito di Francesco: “Facciamolo entrare, ceniamo con lui. Ripartiremo per arrivare in ogni dove con un annuncio di giustizia, fraternità e pace”. “Il Signore non punta mai a deprimerci, per cui non attardiamoci sui rimproveri, che nascono comunque dall’amore e all’amore conducono”, l’indicazione del Papa: “Lasciamoci scuotere, purificare e consolare”. “Ci è chiesta audacia per evitare di abituarci a situazioni che tanto sono radicate da sembrare normali o insormontabili”, la tesi di Francesco: “La profezia non esige strappi, ma scelte coraggiose, che sono proprie di una vera comunità ecclesiale: portano a lasciarsi ‘disturbare’ dagli eventi e dalle persone e a calarsi nelle situazioni umane, animati dallo spirito risanante delle Beatitudini”. “Su questa via – ha aggiunto – sapremo rimodellare le forme del nostro annuncio, che si irradia innanzitutto con la carità. Muoviamoci con la fiducia di chi sa che anche questo tempo è un kairos, un tempo di grazia abitato dallo Spirito del Risorto: a noi spetta la responsabilità di riconoscerlo, accoglierlo e assecondarlo con docilità”.

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