Papa Francesco: ad Assemblea Cei, “le nostre infedeltà sono una pesante ipoteca sulla credibilità della testimonianza”

(Siciliani-Gennari/SIR)

Il cammino della Chiesa “è segnato anche da chiusure e resistenze”. A farlo notare è il Papa, nel discorso scritto consegnato ai vescovi italiani all’apertura della loro 70ª Assemblea. “Le nostre infedeltà sono una pesante ipoteca posta sulla credibilità della testimonianza del depositum fidei, una minaccia ben peggiore di quella che proviene dal mondo con le sue persecuzioni”, ha ammonito Francesco secondo il quale “questa consapevolezza ci aiuta a riconoscerci destinatari delle lettere alle Chiese con cui si apre l’Apocalisse, il grande libro della speranza cristiana”. “Chiediamo la grazia di saper ascoltare ciò che lo Spirito oggi dice alle Chiese, accogliamone il messaggio profetico per comprendere cosa vuole curare in noi”, l’invito del Papa. “Come la Chiesa di Efeso, forse a volte anche noi abbiamo abbandonato l’amore, la freschezza e l’entusiasmo di un tempo”, il mea culpa seguito da un’esortazione: “Torniamo alle origini, alla grazia fondante degli inizi; lasciamoci guardare da Gesù Cristo, il ‘Sì’ del Dio fedele, l’unum necessarium”. Poi la citazione del Vangelo di Matteo, seguita da quella dell’Apocalisse,  contenuta nel discorso di Paolo VI per l’inizio della seconda sessione del Concilio: “Questa nostra assemblea qui radunata non brilli d’altra luce se non di Cristo, che è la luce del mondo; i nostri animi non cerchino altra verità se non la parola del Signore, che è il nostro unico maestro; non preoccupiamoci d’altro se non di obbedire ai suoi precetti con una sottomissione fedele in tutto; non ci sostenga altra fiducia se non quella che corrobora la nostra flebile debolezza, perché si fonda sulle sue parole: ‘Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo'”.

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