Centrafrica: p. Gazzera (missionario) dopo il richiamo del Papa. “Situazione inasprita”. Chiesa unica voce autorevole

“Quando il Papa parla di un Paese purtroppo c’è da preoccuparsi. Da qualche settimana la situazione si è inasprita attorno ad alcune città anche perché l’attenzione sul Paese si sta spegnendo”: così dice al Sir padre Aurelio Gazzera, carmelitano scalzo da vent’anni nella Repubblica Centrafricana, a commento delle parole pronunciate da Papa Francesco al Regina Coeli di ieri in cui ha esortato a far tacere le armi e far prevalere “la buona volontà di dialogare per dare al Paese pace e sviluppo”. “Il governo continua a essere molto debole e molto assente, e se nella capitale Bangui la situazione è calma, non si preoccupa più di tanto del resto” della nazione, denuncia padre Gazzera. Anche i caschi blu hanno poca efficienza: hanno subito perdite anche loro, ma spesso sono accusati di appoggiare una fazione o l’altra, riferisce. “Il 60% del Centrafrica è sotto ribellione, ma si sta allargando e la situazione sta tornando indietro”. Il religioso ci tiene a sottolineare e a ripetere ancora che “non si tratta di una tensione di matrice religiosa; sono in gioco questioni etniche, economiche e sociali, ma la religione non c’entra niente, anche se per i media è facile semplificare con questo schema”.
L’arcivescovo cardinale di Bangui, “l’unica voce autorevole nel Paese”, è intervenuto “riuscendo a calmare un pochino le cose”, ma la situazione resta preoccupante per gli attacchi e i morti tra la popolazione civile. “La Chiesa è molto presente e i vescovi sono sempre molto uniti nel parlare e nello stare di fianco alla gente, che si rifugia nei vescovadi o nelle missioni, i luoghi abbastanza rispettati, anche se non completamente”, dice ancora Gazzera.

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