Mons. Antonio Riboldi: don Ciotti (Libera), ha abitato le periferie e lottato per diritti e dignità delle persone

“Monsignor Riboldi è stato una figura importante nella Chiesa di questi anni. È stato una persona – un sacerdote, un vescovo – capace come chiede papa Francesco di abitare le periferie, di lottare per i diritti e la dignità delle persone. Lo ha fatto sino all’ultimo, alzando la sua voce per i migranti, i poveri, gli esclusi. Fedele a quel Vangelo che ci chiede di guardare al Cielo senza dimenticare le ingiustizie di questa terra, le speranze e i bisogni degli esseri umani, la loro inestinguibile sete di giustizia e di verità”. Così don Luigi Ciotti, fondatore del Gruppo Abele e di Libera, ricorda mons. Antonio Riboldi, vescovo emerito di Acerra, morto ieri all’età di 94 anni. “La sua ‘anima’ di pastore emerge già nel 1968, quando è parroco nella Valle del Belice. Don Antonio si mette, anima e corpo, al servizio delle persone disperate e private di tutto”, evidenzia don Ciotti. “La stessa forza e passione evangelica le metterà dieci anni dopo ad Acerra, in Campania, territorio segnato dalla presenza camorristica, dove è vescovo nominato da Paolo VI”. Qui, prosegue don Ciotti, “mons. Riboldi denuncia la violenza, i giochi di potere, i silenzi e le complicità di cui gode l’organizzazione criminale. Sarà, in quegli anni, una delle poche voci della Chiesa a schierarsi apertamente contro le mafie, e questo lo renderà per molti di noi un punto di riferimento”. “La sua generosità – conclude il presidente di Libera – lo porterà a una controversa trattativa, che non ebbe esito, con un gruppo di camorristi per indurli a consegnare le armi e se stessi alla giustizia”.

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