Colombia: Libera a Bogotà fa rete contro le mafie e per la giustizia sociale

Dall’Honduras al Messico, dal Venezuela al Brasile, tanti e diversi sono gli attori illeciti che tengono sotto scacco governi e società. I popoli latinoamericani, però, non si arrendono alla violenza. Consapevoli che un crimine globale richiede una risposta globale, sotto il coordinamento di Libera, oltre 50 tra organizzazioni, associazioni e movimenti di undici nazioni si sono unite nella Rete Alas-America Latina Alternativa social, “per condividere esperienze, organizzare progetti comuni, unire le loro voci contro le mafie e la corruzione per la giustizia transizionale in Colombia e in America Latina”, come si legge in una nota diffusa da Libera.
Dopo la riunione costitutiva a Città del Messico, nel maggio 2015, la Rete si incontra a Bogotà fino al 18 dicembre per la sua Assemblea e per fare il punto sul percorso fatto ed elaborare strategie di resistenza civile e costruire alternative al crimine organizzato. La scelta del luogo – la Colombia – è “di per sé un messaggio. Il Paese sta affrontando la sua prova più dura: trasformare la pace di inchiostro in vita quotidiana. “Hasta la paz” (Fino alla pace) è lo slogan della seconda assemblea di Alas. Un invito per la Colombia del post conflitto come per l’America Latina delle guerre anomale e invisibili”. Durante l’Assemblea verrà presentata la ricerca “Desde el bien encautado hasta el bien común”, nella quale “sono esaminati e comparati con accuratezza i percorsi di confisca e uso sociale dei beni criminali adottati in Messico, Guatemala, Colombia, Bolivia, Argentina. Se ne evidenziano i pregi ma anche se ne sottolineano, con spirito costruttivo, i nodi, le contraddizioni, i limiti”. Di qui “il bisogno di strumenti legislativi più efficaci e calibrati, di testi unici che evitino la dispersione o la sovrapposizione delle normative, di legislazioni sovranazionali necessarie a combattere un crimine che non è più solo organizzato ma globalizzato, favorito dai meccanismi opachi e dalle zone grigie del ‘libero mercato'”. Un primo risultato si è raggiunto, grazie al lavoro di Libera e alle associazioni messicane, in Messico dove è in vigore la prima legge sull’uso sociale del beni confiscati nello Stato di Città del Messico.

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