Norcia, un anno dopo: mons. Boccardo, “le ferite ancora non possono diventare cicatrici perché si esperimenta ogni giorno la carenza o il ritardo”

(dall’inviato a Norcia) – “La Sua presenza tra noi, Eminenza, ci porta la carezza del Papa che in questi mesi tante volte e in molti modi ci ha manifestato vicinanza e sollecitudine: dica a Papa Francesco da parte nostra un grande grazie, profondo e commosso”: così l’arcivescovo di Spoleto-Norcia, mons. Renato Boccardo, ha salutato il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato di Sua Santità, che questa mattina, nella piazza di san Benedetto, a Norcia, celebra la messa per il primo anniversario delle scosse del terremoto del 26 e 30 ottobre 2016, che fecero seguito a quella devastante del 24 agosto, che colpì il Centro Italia. Davanti alle Autorità civili e militari regionali e locali, ai sacerdoti dell’Alta Valnerina e a tanta gente di Norcia, Cascia e Preci, i comuni maggiormente colpiti dal sisma, mons. Boccardo ha richiamato quella “chiesa a cielo aperto” che sono “la concattedrale di Santa Maria Argentea, la basilica di San Benedetto e il palazzo del Comune”, definiti “monumenti di storia e di fede con i quali si intreccia la memoria e la vita di queste popolazioni”. “Questi muri gravemente danneggiati – ha detto l’arcivescovo – rappresentano in un qualche modo tutte le ferite inferte dal terremoto alle persone, alle relazioni, alle case, alle aziende, alle chiese e agli edifici pubblici; ferite che – seppur parzialmente e sporadicamente curate – ancora non possono diventare cicatrici perché si esperimenta ogni giorno la carenza o il ritardo di cure efficaci e risolutive, la fatica dell’attesa, la tentazione dello scoraggiamento e della rinuncia”. “I cristiani – ha concluso mons. Boccardo – sanno e credono che, risorgendo da morte, Cristo Signore ha debellato ogni forma di male e ha restituito ai deboli la forza, agli sfiduciati la speranza, ai dispersi l’unità. Grazie, Eminenza, perché è venuto a pregare con noi e per noi in questa Eucaristia: chieda per tutti e per ciascuno che l’incontro sacramentale con il Signore Risorto costituisca il viatico prezioso lungo il cammino urgente e arduo della ricostruzione”.

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