Sir: principali notizie dall’Italia e dal mondo. Riforma elettorale supera l’esame della fiducia, proteste nelle piazze. Catalogna, ultimo atto

Italia: il “Rosatellum” prosegue la marcia. Ma sulla legge elettorale è scontro in Senato e nelle piazze

Superato, a fatica, l’esame di cinque voti di fiducia (l’ultimo dei quali con 145 voti a favore, 17 contrari, nessun astenuto; presenti in aula 172, votanti 162), il Rosatellum, ossia la nuova riforma elettorale, si avvia all’approvazione definitiva del Senato. Lo scontro politico si alza, sia in aula che nelle piazze. Ieri il Movimento 5 Stelle, la maggior forza di opposizione alla riforma, ha manifestato sia dentro Palazzo Madama che a Roma in piazza della Rotonda. “Abbassate le bandiere, qui stiamo facendo una battaglia per tutto il popolo italiano”, ha affermato il leader Beppe Grillo. “Non dico che con questa piazza fermeremo la legge elettorale, ma vi dico: stanno facendo una legge perché scientificamente nessuno vinca le lezioni per poi fare il governo dell’inciucio. Ma devono raggiungere il 51% dei seggi e oggi quel 51% non ce l’hanno neppure col binocolo. Noi saremo l’unica certezza per poter formare un governo dei cittadini”. Critico sul percorso per giungere alla riforma l’ex capo dello Stato Giorgio Napolitano che ha fra l’altro parlato di indebite pressioni sul premier Gentiloni. Per poi concludere: “Mi pronuncio, con tutte le problematicità e le riserve che ho motivato, per la fiducia al governo Gentiloni, per salvaguardare il valore della stabilità e proseguire le riforme”. Matteo Renzi, segretario Pd, dal canto suo ha affermato: “Trovo ridicole le polemiche di chi si è imbavagliato in piazza”. E sul merito del Rosatellum: “Io avrei voluto un altro meccanismo” elettorale. “Comunque molto meglio il Rosatellum del sistema di prima, quello che Calderoli ha definito una porcata”.

Catalogna: gli indipendentisti divisi tra repubblica e nuove elezioni. Rajoy richiama ancora l’unità della Spagna

La coalizione indipendentista Junts Pel Si (JpS) che appoggia il presidente Carles Puigdemont chiede, con un documento finora rimasto riservato, che la “repubblica catalana sia proclamata durante la sessione del Parlament” di oggi e venerdì. Il governo regionale della Catalogna è diviso fra proclamazione di indipendenza e repubblica e le elezioni anticipate, queste ultime per verificare il reale appoggio popolare alla secessione dalla Spagna. Resta ferma la posizione del governo di Madrid per l’unità del Paese e il rispetto della Costituzione. L’attivazione dell’articolo 155 della stessa Costituzione e il commissariamento della Catalogna sono, secondo il premier spagnolo Mariano Rajoy, che ha parlato ieri davanti al Congresso dei deputati, “l’unica risposta possibile” alla sfida indipendentista di Puigdemont. “L’applicazione del 155 deve ripristinare la legge e l’ordine costituzionale in Catalogna”.

Kenya: si torna a votare, ma in corsa c’è solo il capo dello Stato uscente Uhuru Kenyatta. Si temono violenze

Con l’apertura odierna dei seggi, il Kenya torna al voto per la ripetizione delle elezioni presidenziali che possono solo confermare il capo di Stato uscente, Uhuru Kenyatta, visto il boicottaggio di Raila Odinga, leader dell’opposizione. La tornata si è resa necessaria dopo che le consultazioni dell’8 agosto furono annullate dalla Corte suprema per “irregolarità e illegalità” ma non brogli tali da stravolgere un risultato che aveva visto Kenyatta imporsi col 54% dei voti, a fronte di un 45% attribuito ad Odinga. Questi, leader della coalizione National Super Alliance, aveva ottenuto – puntualizza l’Ansa – l’annullamento con un ricorso, ma poi due settimane fa ha rinunciato a ricandidarsi accusando la Commissione elettorale di essere di parte e non in grado di garantire elezioni credibili. Si temono nuove violenze come quelle registrate ad agosto, con quasi 40 morti.

Siria: autobomba dell’Isis fa strage di soldati e membri delle milizie “lealiste” nella città di Mayadin

Almeno 10 soldati siriani e membri di milizie “lealiste” sono stati uccisi ieri nell’esplosione di un’autobomba lasciata dall’Isis alla periferia della città di Mayadin, nell’est del Paese, strappata dieci giorni fa dalle forze di Damasco ai jihadisti. Lo riferisce l’Osservatorio nazionale per i diritti umani (Ondus). Altri otto soldati e miliziani sono rimasti feriti e alcuni versano in condizioni critiche, aggiunge l’ong, citando fonti locali. Mayadin, nell’est della provincia di Dayr az Zor, era stata fino alla sua caduta un importante centro di raccolta per comandanti e miliziani dell’Isis in fuga da altre città riconquistate dalle forze governative siriane e irachene.

Thailandia: dopo un anno di lutto, funerali e cremazione per l’ex sovrano Bhumibol Adulyadej. Gli succede il figlio

A un anno dalla sua morte, la Thailandia si prepara a celebrare Bhumibol Adulyadej. Migliaia di persone hanno sfidato le piogge torrenziali degli ultimi giorni e si sono già messe in fila fuori dall’area dove si svolgeranno i funerali dell’ex sovrano, che sarà cremato oggi nel corso di una cerimonia solenne che durerà cinque giorni. La cremazione avverrà all’interno di una struttura dorata – spiega una servizio di Euronews – alta 53 metri e larga 60, la cui costruzione è durata dieci mesi. Più di 250mila persone riempiranno le strade del quartiere storico di Bangkok nel corso della cerimonia. Nato negli Stati Uniti nel 1928 e incoronato il 9 giugno 1946, Adulyadej ha regnato per settant’anni e in patria è considerato come “il più grande dei re”. A succedergli sarà il figlio, il principe Maha Vajiralongkorn, che ha trascorso quasi interamente all’estero l’anno di lutto seguito alla morte del padre.

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