Lotta alla povertà: Rapporto Caritas, l’attuazione del Sia in cinque regioni secondo operatori e beneficiari

Nel Rapporto 2017 sulle politiche contro la povertà in Italia, la valutazione sul Sia (Sostegno all’inclusione attiva) degli operatori Caritas è stata rilevata attraverso 6 “focus group” che hanno coinvolto 43 soggetti attivi presso 29 diocesi di Liguria, Toscana, Abruzzo, Molise e Sicilia. “Quasi mai la misura è stata occasione per sviluppare nuovi rapporti con le amministrazioni locali – si legge nel Rapporto – ma ha invece costituito l’occasione per rafforzare legami già esistenti, orientandoli a volte verso modelli di intervento diversi da quelli tradizionali”. Infatti, la difficoltà dei servizi sociali di “lavorare in rete con altri attori” non è imputabile al Sia, dipende piuttosto “dalla tradizione di lavoro sociale tipica di un dato territorio”. L’impatto del Sia si è invece fatto sentire nel rapporto con gli utenti, perché la Caritas ha modulato i suoi interventi in relazione alla presenza o meno della nuova forma di sostegno. Uno dei problemi segnalati è che quando l’erogazione del Sia è stata interrotta, “determinando situazioni di improvvisa emergenza”, la Caritas “è stata costretta a riprendere il vecchio regime di aiuti”. Per alcuni mesi, poi, “un numero rilevante di beneficiari del Sia ha riscosso l’aiuto economico senza aver ricevuto dai servizi nessuna proposta di impegno” e ciò ha indotto la convinzione che si trattasse di una delle tante forme di pubblica assistenza. Gli stessi beneficiari hanno invece manifestato un prevalente interesse per “forme di aiuto che possono garantire il superamento definitivo o di lungo periodo” della condizione di difficoltà: “La ricerca di un lavoro, l’alleggerimento per almeno un anno dal pagamento di utenze e spese abitative fisse, l’esenzione dal pagamento di tasse e tributi locali, ecc.”.

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