Papa Francesco: Veglia Campus Misericordiae, no alla “divano-felicità”, “non siamo venuti al mondo per vegetare”

(dagli inviati Sir a Cracovia) “Nella vita c’è un’altra paralisi ancora più pericolosa e spesso difficile da identificare, e che ci costa molto riconoscere. Mi piace chiamarla la paralisi che nasce quando si confonde la felicità con un divano: kanapa!”. Ne è convinto il Papa, che al Campus Misericordiae ha stigmatizzato la tentazione di “credere che per essere felici abbiamo bisogno di un buon divano. Un divano che ci aiuti a stare comodi, tranquilli, ben sicuri. Un divano, come quelli che ci sono adesso, moderni, con massaggi per dormire inclusi, che ci garantiscano ore di tranquillità per trasferirci nel mondo dei videogiochi e passare ore di fronte al computer. Un divano contro ogni tipo di dolore e timore. Un divano che ci faccia stare chiusi in casa senza affaticarci né preoccuparci”. La “divano-felicità” – ha ammonito Francesco traducendo il suo neologismo anche in polacco, ‘kanapaszczęście’ – è probabilmente la paralisi silenziosa che ci può rovinare di più; perché a poco a poco, senza rendercene conto, ci troviamo addormentati, ci troviamo imbambolati e intontiti mentre altri – forse i più vivi, ma non i più buoni – decidono il futuro per noi. Sicuramente, per molti è più facile e vantaggioso avere dei giovani imbambolati e intontiti che confondono la felicità con un divano; per molti questo risulta più conveniente che avere giovani svegli, desiderosi di rispondere al sogno di Dio e a tutte le aspirazioni del cuore”. “Volete essere imbambolati?”, ha chiesto il Papa, a braccio, ai giovani: “Volete che altri decidano per voi? Volete essere liberi? Volete lottare per il vostro futuro?”. “Ma la verità è un’altra”, ha spiegato Francesco: “Cari giovani, non siamo venuti al mondo per vegetare, per passarcela comodamente, per fare della vita un divano che ci addormenti; al contrario, siamo venuti per un’altra cosa, per lasciare un’impronta”. “È molto triste passare nella vita senza lasciare un’impronta”, la constatazione del Papa: “Ma quando scegliamo la comodità, confondendo felicità con consumare, allora il prezzo che paghiamo è molto ma molto caro: perdiamo la libertà”. “C’è tanta gente che vuole che i giovani non siano liberi, che non ci vuole bene, che ci vuole addormentati, ma mai liberi!”, ha esclamato il Papa ancora a braccio: “Dobbiamo difendere la nostra libertà!”. La “grande paralisi”, per Francesco, si verifica “quando cominciamo a pensare che felicità è sinonimo di comodità, che essere felice è camminare nella vita addormentato o narcotizzato, che l’unico modo di essere felice è stare come intontito”. “È certo che la droga fa male, ma ci sono molte altre droghe socialmente accettate che finiscono per renderci molto o comunque più schiavi”, il monito del Papa: “Le une e le altre ci spogliano del nostro bene più grande: la libertà”.

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