Gmg 2016: mons. Malvestiti (Lodi), “è possibile un mondo di pace”

foto SIR/Marco Calvarese

“In questo tempo di scoraggiamento globale, vedere i giovani che colorano Cracovia in modo così straordinario deve risvegliare in tutti la certezza che è possibile un mondo di pace”. A osservarlo, in un breve colloquio con il Sir, è monsignor Maurizio Malvestiti, da agosto 2014 vescovo della diocesi di Lodi e, fino alla nomina episcopale, per 22 anni membro del Pontificio Consiglio per le Chiese orientali, di cui, negli ultimi cinque anni di permanenza, è stato anche sottosegretario. In occasione della Giornata mondiale della gioventù, nonostante alcune difficoltà, sono giunte in Polonia alcune delegazioni di giovani cattolici dalle terre d’Oriente: luoghi dove ci sono le radici della fede cristiana, “e nelle cui liturgie – ricorda ancora monsignor Malvestiti – si sente ancora l’eco delle parole di Cristo, così come sono state pronunciate alle prime comunità credenti”. Dobbiamo essere solidali con queste Chiese: “Con la preghiera – aggiunge il vescovo – e con ogni forma di aiuto, sia nella madre patria, sia accogliendo coloro che non riescono più a vivere là e vengono a bussare alle nostre porte”. Tutto questo, però, non basta. “Come Chiesa – sollecita ancora monsignor Malvestiti – su tutta la faccia della terra, dobbiamo gridare il loro diritto alla libertà religiosa, intercettando ogni istanza pubblica, nazionale, internazionale, mondiale, perché a ciascuno sia concesso di essere se stesso, confessando la propria fede, singolarmente e pubblicamente”. Non solo, guardando agli ultimi episodi di violenza in Oriente come Occidente. “È chiaro – precisa ulteriormente il presule – che le manifestazioni di terrorismo non sono un’espressione religiosa. Sono anzi il tradimento della religione. Dobbiamo chiedere ai fratelli musulmani che comprendono quanto la loro religione sia di pace, di alzare la voce insieme a noi e di fare tutto il possibile per neutralizzare coloro che infangano il nome di Dio con la violenza contro l’uomo. Perché Dio ama l’uomo”. Infine una riflessione più di taglio sociale ed educativo. “Dobbiamo chiederci perché abbiamo lasciato che l’escalation di violenza potesse crescere. Inoltre non possiamo non interrogarci sul perché la nostra accoglienza, ormai alla terza generazione, non è stata capace di affascinare con la forza della pace, ma ha lasciato che i giovani si lasciassero trascinare dalla forza del male. Ripartiamo da Cracovia, perché quella della misericordia possa diventare una mentalità diffusa e condivisa”.

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