Parrocchie aperte: testimonianza dei laici (Agrigento), “le chiavi della parrocchia nello stesso mazzo delle chiavi di casa”

“Non è solo una questione di orario, ma soprattutto di cuore”. Da Agrigento è la corale Madonna della Provvidenza, dell’omonima comunità dei Guanelliani, a commentare l’invito del Papa ad essere “aperti” al di là di orari e ruoli. “Certo è più semplice dove a servire la comunità parrocchiale è una comunità religiosa: da noi la chiesa chiude solo ad ora di pranzo, così l’oratorio e il circolo anziani. Ma – spiega Chiara Ippolito, che guida la corale – conterebbe ben poco trovare una porta aperta se poi non si fosse accolti con disponibilità e umanità, magari con un sorriso e senza superficialità”. Il gruppo di animazione liturgica raggruppa uomini e donne di età diversa, impegnati in gruppi e movimenti differenti, “sintesi di una parrocchia aperta e operosa”. “Non si tratta solo di cantare – aggiunge Ippolito – ci sono Cettina e Pippo Zambuto che animano i funerali; Loredana e Vito Alagna che accolgono e accompagnano coppie nuove, sperimentate o in crisi; Lillina e Michele Alletto, genitori di un sacerdote, che svolgono il servizio all’altare e che si occupano delle pratiche burocratiche ed economiche; Pierina Vella, insegnante di sostegno che impegna tre pomeriggi alla settimana nella segreteria della parrocchia; Angela e Bruno Sanfilippo che si occupano della Caritas; Rosetta e Francesca che si occupano di catechesi, i ministri straordinari dell’eucaristia e così via. È bello dirne i nomi perché aiuta a capire che si tratta di persone assolutamente ‘normali’ che ‘vivono’ la parrocchia accanto ai sacerdoti e ai ministri, in corresponsabilità. Molti hanno addirittura le chiavi della parrocchia nello stesso mazzo delle chiavi di casa”. È dalle fila della corale che la parrocchia ha potuto sperimentare l’accoglienza improvvisa e prolungata dei migranti: “I tre sacerdoti dell’Opera don Guanella sono stati i primi ad essere impegnati in tutti gli ambiti, dall’accoglienza, alla cucina e fino alla pulizia dei servizi. Da don Aldo Mosca e dai suoi confratelli abbiamo preso esempio per metterci al servizio, senza protagonismi, senza orologi ai polsi. Come Dio ci vuole e come Papa Francesco ci incoraggia ad essere”.

 

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