Parrocchie aperte: don Maurello (San Girolamo a Castrovillari-Cassano all’Ionio), “promozione di una comunità in cui a ciascuno spetta la sua parte”

“Oggi è un’avventura bellissima fare pastorale. Soprattutto quando ci si è convinti che fare pastorale è una relazione. E le relazioni non si programmano, non si organizzano. Esse si vivono nel loro accadimento provvidenziale”. Così don Giovanni Maurello, vicario per la pastorale della diocesi di Cassano allo Ionio e parroco di San Girolamo a Castrovillari, sull’invito di Francesco a non avere orari. “Mi piace il pensiero del Papa, di cui occorre coglierne il senso e gli orizzonti interiori”, aggiunge il sacerdote sottolineando che la disponibilità “oltre” gli orari è “una dimensione formativa cui ci si educa stando con Dio e mettendosi nei panni degli altri”. Don Maurello si dice convinto che ricondurre il monito del Papa ad un “mero riferimento allo ‘spazio fisico’ della Chiesa sia banalmente riduttivo. Una comunità cristiana è là dove ‘due o tre riuniti’ vivono relazioni di apertura e di vicinanza”. Al di là della vita del prete, “oggi impegnato su più fronti e non di rado chiamato a servire più di una comunità”, il monito del Papa “sia indirizzato ad ogni comunità cristiana”: “Si nasconde un invito alla verifica e a dirci e a dire cosa è una comunità cristiana. Il Papa ha parlato di ‘prete, diacono e laico che ricevono la gente'”. Il vissuto delle comunità della diocesi cassanese è variegato, evidenzia don Maurello: “In base a sensibilità e contingenze specifiche, il mondo della parrocchia offre un universo articolato di tanti stili: vi sono parrocchie aperte, ma anche parrocchie da ufficio; comunità disponibili e comunità solo cultuali. La provocazione del Papa, a mio parere, rimanda a verifiche su più fronti: il versante della formazione dei preti – il modello tridentino aveva consegnato ai preti uno schema alquanto ordinato del proprio vivere -, il superamento di schemi di vita sacerdotale ormai datati, la promozione di una comunità in cui a ciascuno spetta la sua parte di disponibilità e la donazione ‘smodata’ del proprio tempo”. Occorre quindi “lavorare di fantasia”, conclude, e “investire in educazione. Penso che ci attenda un lavoro interiore e culturale di notevole interesse”.

 

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