Parrocchie aperte: don Bignami (Picenengo-Cremona), “serve stile di gratuità e misericordia”. Ma non “sequestrare” il parroco

“Aprire fisicamente una chiesa di una parrocchia piccola per tutto il giorno è praticamente impossibile: il numero dei volontari è limitato, così come è limitata la mia presenza. E penso che sia molto riduttivo immaginare una chiesa aperta e accogliente basandosi solo sull’orario. Ci vuole altro”. Don Bruno Bignami è parroco a Picenengo, frazione del comune di Cremona, piccola parrocchia di 600 abitanti. Don Bignami ha altri incarichi in diocesi: insegna Teologia morale a Lodi, nell’istituto dei seminari di Crema, Cremona, Lodi e Vigevano; all’Istituto superiore di scienze religiose di Crema per le diocesi di Crema, Cremona e Lodi di cui è anche vicedirettore; all’Issr di Mantova; è presidente della Fondazione don Primo Mazzolari di Bozzolo e assistente provinciale delle Acli di Cremona. “Occorre una presenza sul territorio – dice don Bignami -, la capacità di entrare nelle case (qualcuno parla di pastorale del campanile che si deve trasformare in pastorale del campanello). Il lavoro che si cerca di fare è dare la possibilità di tenere aperti spazi educativi e parrocchiali grazie alla responsabilizzazione di qualche laico”. Il parroco aggiunge: “Quando non sono presente mi rendo reperibile sul telefono, ma anche qui ci vuole un poco di sobrietà; ci sono tempi in cui il prete insegna, è impegnato in altri campi, benedice le case… ed è bene che non interrompa quello che fa con passione per rispondere al telefono”. Quindi riflette: “L’idea che dobbiamo essere raggiungibili sempre e comunque è tipicamente postmoderna. Molto meglio mostrare una passione disinteressata quando si è in parrocchia, abitando con la qualità delle relazioni e dei gesti le occasioni in cui si è presenti, che pretendere di esserci sempre e per tutti. Siamo limitati, per tempo e per energie”. E ancora: “Papa Francesco ci provoca a non accontentarci di fare il minimo indispensabile liturgico per sentirci a posto, ma a esserci con uno stile di gratuità, competenza, affabilità, misericordia, generosità. È bene che la gente sappia che il prete non va sequestrato dentro alle proprie vicende particolari, che talora diventano interessi di bottega, per aiutarlo a vivere un servizio comunionale, che tiene insieme talvolta le esigenze di una parrocchia ma anche di una diocesi”.

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