Venerdì Santo, p. Cantalamessa: “Dio si fa giustizia, facendo misericordia”

“Dio si fa giustizia, facendo misericordia”. Per padre Raniero Cantalamessa, predicatore della Casa Pontificia, è questa “la grande rivelazione” del cristianesimo. Con la venuta di Gesù, ha spiegato nella predica della celebrazione della Passione del Signore, presieduta dal Papa nella basilica vaticana , “dal punto di vista della giustizia retributiva, nulla è cambiato nel mondo”. Ciò che è cambiato è che Dio “giustifica l’uomo”, cioè “si dimostra veramente per quello che è quando fa misericordia”. La “giustizia di Dio”, come spiega Sant’Agostino, “è quella per la quale Dio salva noi”: “non è un farsi giustizia”, ma “un fare giusti”. È stato Lutero, ha ricordato Cantalamessa, che “ha avuto il merito di riportare alla luce questa verità, dopo che per secoli, almeno nella predicazione cristiana, se ne era smarrito il senso, ed è di questo soprattutto che la cristianità è debitrice alla Riforma, di cui il prossimo anno ricorre il quinto centenario”. Prima di Agostino e Lutero, però, è la Scrittura che ha illustrato la giustizia di Dio, che “ci ha salvati non in virtù di opere di giustizia da noi compiute, ma per la sua misericordia”, come scrive San Paolo. “La giustizia di Dio non solo non contraddice la sua misericordia, ma consiste proprio in essa”, ha commentato il predicatore della Casa Pontificia, che ha citato il libro “Gesù di Nazareth” di Benedetto XVI: “L’ingiustizia, il male come realtà non può semplicemente essere ignorato, lasciato stare. Deve essere smaltito, vinto. Questa è la vera misericordia. E che ora, poiché gli uomini non sono in grado, lo faccia Dio stesso – questa è la bontà incondizionata di Do”. “L’amore di Dio ha raggiunto l’uomo nel punto più lontano in cui si era cacciato fuggendo da lui, e cioè nella morte”, ha spiegato il predicatore: “La morte di Cristo doveva apparire a tutti come la prova suprema della misericordia di Dio verso i peccatori. Gesù vuole restare amico dei peccatori fino alla fine, per questo muore come loro e con loro”.

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