Migranti: Medici senza frontiere chiude le attività nell’hotspot di Lesbo, “continuare ci renderebbe complici di un sistema iniquo e disumano”

L’organizzazione medico-umanitaria internazionale Medici senza frontiere (Msf) ha deciso di sospendere le proprie attività all’hotspot di Moria, sull’isola di Lesbo, una decisione presa a seguito dell’accordo tra l’Unione Europea e la Turchia che porterà al ritorno forzato di migranti e richiedenti asilo dall’isola greca. Ne dà notizia la stessa organizzazione in un comunicato stampa. “Abbiamo preso la difficile decisione di chiudere le nostre attività a Moria perché continuare a lavorare nel centro ci renderebbe complici di un sistema che consideriamo sia iniquo che disumano” ha detto Michele Telaro, capo progetto di Msf a Lesbo. “Non permetteremo che la nostra azione di assistenza sia strumentalizzata a vantaggio di un’operazione di espulsione di massa e ci rifiutiamo di essere parte di un sistema che non ha alcun riguardo per i bisogni umanitari e di protezione di richiedenti asilo e migranti”. Ieri sera, si legge nella nota stampa, Msf ha chiuso tutte le attività legate all’hotspot di Moria, compreso il trasporto dei rifugiati al centro, la clinica al suo interno e le attività legate alla fornitura di acqua e ai servizi igienici. A Lesbo Msf continuerà a gestire il proprio centro di transito a Mantamados, dove offre prima assistenza ai nuovi arrivati, le attività di soccorso in mare sulle coste settentrionali dell’isola, e le cliniche mobili per le persone che si trovano al di fuori dell’area dell’hotspot.

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