Attentati di Bruxelles: Pirozzi (Iai), “S’impone la creazione di una intelligence europea”

Nicoletta Pirozzi (Iai)

“Serve superare le barriere nazionali in materia di condivisione dell’intelligence, delle forze di polizia e dei sistemi giudiziari. La creazione di un’intelligence europea si impone in tutta la sua urgenza, insieme al rafforzamento delle istituzioni che sono state create per garantire una risposta europea alle minacce alla sicurezza, da Europol a Eurojust a Frontex”. Nicoletta Pirozzi è responsabile di ricerca presso lo Iai (Istituto affari internazionali di Roma): il giorno dopo gli attentati di Bruxelles riflette sulla possibile risposta comunitaria in chiave di sicurezza. “Sul fronte dell’intelligence anti-terrorismo, va ricordato che l’Unione europea ha creato la figura del Coordinatore anti-terrorismo nel 2004, all’indomani degli attentati alla metropolitana di Madrid, e ha elaborato una strategia contro il terrorismo nel 2005. Tuttavia, la capacità di coordinare le azioni degli Stati membri in un’azione efficace di contrasto al terrorismo è ancora embrionale e limitata dalle competenze nazionali in materia”. Del resto all’interno del Servizio europeo per l’azione esterna, il nuovo servizio diplomatico europeo, “esiste un Intelligence Centre (Intcen) che però non ha capacità autonome di raccolta e funziona soltanto su fonti open source o sulle informazioni volontariamente condivise dai governi nazionali”. Nella sua riflessione, Nicoletta Pirozzi (per ulteriori informazioni: www.affarinternazionali.it), specifica: “L’azione politica e militare nei confronti dei Paesi che alimentano il terrorismo, materialmente e ideologicamente, deve essere coordinata attraverso istituzioni e capacità comuni. Un attacco a uno dei Paesi membri dell’Unione è un attacco a tutta l’Europa, e allo stesso tempo richiede una risposta coordinata e compatta che sia credibile sul fronte internazionale”. Ancora: “L’invocazione della clausola di difesa reciproca, introdotta dal Trattato di Lisbona all’indomani degli attentati terroristici di Parigi del novembre scorso è stato un segnale incoraggiante, salvo poi tradursi in negoziazioni bilaterali tra la Francia e i singoli Stati dell’Ue al fine di alleggerire le forze di sicurezza francesi dai numerosi impegni internazionali”. Ma ora “non ci sono più scuse per ritardare l’utilizzo degli strumenti creati col Trattato di Lisbona del 2009 in materia di sicurezza e difesa, e per andare oltre nella creazione di un quartier generale unico che traduca in azione le decisioni di una Politica estera e di sicurezza comune”. Pirozzi conclude: “L’Europa è nostra, noi siamo l’Europa. È il nostro patrimonio culturale che siamo chiamati a tutelare per non soccombere e scomparire”.

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