Diocesi: mons. Santoro (Taranto), all’Ilva “le incertezze sul nostro futuro impoveriscono le speranze e ingrigiscono la nostra città tanto quanto i fumi”

“Le incertezze sul nostro futuro impoveriscono le speranze e ingrigiscono la nostra città tanto quanto i fumi. Non se ne abbiano coloro che hanno responsabilità su questo stabilimento, se vi manifesto tutto il malessere di Taranto. Non lo faccio con spirito polemico: non sono semplice osservatore, sono portavoce di tanti fratelli che sono in profonda sofferenza”. Lo ha detto oggi monsignor Filippo Santoro, arcivescovo di Taranto, nella Santa Messa in preparazione alle feste pasquali, presieduta oggi nello stabilimento Ilva. “Senza disconoscere il lavoro e l’impegno di alcuno e l’interesse diretto del Governo su Taranto e in particolare sull’Ilva – ha proseguito il presule -, vi incoraggio con le parole dell’ enciclica Laudato si’ di Papa Francesco che dovranno essere punto di riferimento per la stesura di qualsiasi provvedimento riguardante l’Ilva e che sembrano essere state scritte per la nostra città”: “L’ambiente umano e l’ambiente naturale si degradano insieme, e non potremo affrontare adeguatamente il degrado ambientale, se non prestiamo attenzione alle cause che hanno attinenza con il degrado umano e sociale”. L’arcivescovo ha voluto “pregare” per le famiglie dei lavoratori, “impetrare da Dio il dono della salute, del lavoro. Affidare alla misericordia di Dio coloro che hanno perso la vita in questo stabilimento e abbracciare spiritualmente i loro cari”. All’inizio della celebrazione monsignor Santoro ha ricordato anche gli attentanti in Belgio: “I morti di Bruxelles ci lasciano tutti feriti e disorientati dinanzi a questa disumana strage prodotta da una mente terrorista perversa perché la peggiore perversione è uccidere in nome di Dio, come più volte ha denunciato Papa Francesco”. Un pensiero pure per “le tredici ragazze, di cui sette italiane, impegnate nel progetto Erasmus, morte in Spagna. Fiori falciati da una gravissima e colpevole leggerezza non solo dell’autista del bus che le conduceva”.

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