Cardinale Ruini: “la personalità di Giuseppe Cacciami era polivalente ma senza divisioni interiori”

“Prete, educatore e giornalista. Don Giuseppe è stato a pieno titolo ciascuna di queste tre cose e lo è stato in maniera del tutto unitaria: la sua era una personalità polivalente ma senza divisioni interiori”. È quanto ha scritto il cardinale Camillo Ruini in un messaggio letto in apertura della presentazione del libro “Più in alto più lontano – Don Giuseppe Cacciami sacerdote, educatore, giornalista” in corso a Verbania e a cui non è potuto intervenire. “La lettura del libro dedicato a monsignor Cacciami mi ha permesso di entrare in maniera nuova e più profonda nel suo mondo, nel suo stile, nel suo animo, nel suo carattere e nel suo modo di lavorare”. Per questo, aggiunge il cardinale Ruini, “vorrei dire quindi un grande grazie all’amico Paolo Bustaffa, che ha curato il volume che oggi viene presentato, e a quanti vi hanno collaborato”. Nel suo contributo il cardinale Ruini ricorda quando nel “1986, fresco di nomina a Segretario della Cei” a Pera di Fassa, durante le vacanze estive, “don Giuseppe mi propose di dar vita, Fisc e Cei insieme, a un’agenzia di stampa, al servizio dei settimanali cattolici ma che fosse anche un primo strumento nazionale di comunicazione riconducibile alla Conferenza episcopale”. “La proposta mi spaventò un poco”, rivela, perché “il bilancio della Cei era davvero minimo” ma “prima di lasciare Pera di Fassa don Giuseppe era riuscito, con il suo entusiasmo contagioso, a strapparmi un sì, sia pure soltanto di massima”. Attingendo ad altri ricordi personali, il cardinale Ruini descrive monsignor Cacciami come “un cristiano e un prete cattolico a tutto tondo”, “un grande educatore” e, ovviamente, un “giornalista”, “a cui il coraggio non è mancato mai”. “Monsignor Cacciami – conclude – è stato, come molti preti della sua e mia generazione, ma in maniera eccezionale, l’uomo delle opere, di una concreta e infaticabile operosità ecclesiale, capace di intervenire efficacemente nel tessuto sociale e nel dibattito pubblico”.

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