Medio Oriente: card. Sandri (Chiese orientali), “chi è eletto per guidare un Paese scelga il bene dei suoi cittadini”

“Tutti quelli che sono eletti per guidare un Paese sono chiamati a cercare la cosa migliore per i loro cittadini. E che cosa è migliore, per gli Usa, se non di essere garanti di pace, progresso e democrazia, di aiuto a chi ha bisogno, specie le vittime del terrorismo, a chi è costretto ad emigrare dai propri Paesi? Spero che questa realtà sia di ispirazione per i vecchi e nuovi dirigenti del mondo Occidentale”. Lo ha detto al Sir il cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, riferendosi all’elezione del nuovo presidente degli Stati Uniti d’America. Parlando a margine del convegno internazionale “Damasco – Prisma di speranze” che si è chiuso ieri a Roma, promosso dal Pontificio Istituto Orientale (Pio) per ricordare i suoi cento anni di attività, il prefetto ha ribadito che “non spetta alla Chiesa o ai leader religiosi entrare in ambiti politici. Un’alleanza Trump-Putin contro il terrorismo? È una responsabilità che riguarda chi ha in mano il governo dei Paesi, non certo i capi religiosi”. Nel suo saluto al convegno il cardinale Sandri, usando le parole del Metropolita di Aleppo, Mor Youhanna Gregorios Ibrahim, rapito nell’aprile del 2013 con il confratello greco-ortodosso Boulos Yazigi, ha ricordato che “il nemico più pericoloso che cristiani e musulmani devono affrontare è l’ignoranza, che spesso è ciò che domina il discorso religioso creando tensioni, instabilità e conflitti tra cristiani e musulmani”.

È in luoghi come il Pio che si combatte l’ignoranza. Ne sanno qualcosa i sacerdoti, seminaristi, religiosi e religiose, laici, che, ha aggiunto io cardinale, “qui percorrono un tratto di strada insieme, sapendo della propria diversità di provenienza e appartenenza, ma volendo l’uno accanto all’altro compiere l’esperienza di un pellegrinaggio alle sorgenti del pensiero teologico, spirituale, liturgico e disciplinare dell’Oriente cristiano. Proprio in queste sorgenti ritrovano le tracce di passi possibili verso l’unità visibile tra tutti i cristiani. Sanno anche che essa in contesti come la Siria e l’Iraq è già proclamata non da dichiarazioni o eventi ecumenici, ma dal sangue egualmente sparso in quanto discepoli di Cristo, accanto a quello di tanti altri fratelli e sorelle in umanità, anche non cristiani, che cadono vittime innocenti dei colpi” di ideologie e schieramenti “che non tollerano che sia possibile la convivenza tra diversi e un modello di stato che viva, detto in termini occidentali, una sorta di laicità positiva. I seguaci di tali ideologie sono tutti uomini che attingono a cisterne screpolate, per usare un’immagine del profeta Geremia, abbeverandosi ad acque che sembra vogliano cancellare la memoria: la memoria del bene, di una coesistenza pacifica, di produzione artistica e letteraria, di pensiero politico, ma anche la memoria dei mali, non per coltivare il rancore e lo spirito di rivalsa, ma perché le ferite siano guarite e certe tragedie non abbiano più a ripetersi”.

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