Papa Francesco: ai gesuiti, gioia non è cercare “un effetto speciale” ma “uscire verso tutte le periferie”

Cercare la gioia “non va confuso con il cercare un effetto speciale, che la nostra epoca sa produrre per esigenze di consumo”: è “uscire verso tutte le periferie”. A spiegarlo ai gesuiti è stato il Papa, che nel discorso pronunciato oggi presso la Curia Generalizia dell’Ordine ha ricordato che “è compito proprio della Compagnia consolare il popolo fedele e aiutare con il discernimento affinché il nemico della natura umana non ci sottragga la gioia: la gioia di evangelizzare, la gioia della famiglia, la gioia della Chiesa, la gioia del creato… Che non ce la rubi né per scoraggiamento di fronte alla grandezza dei mali del mondo e ai malintesi tra coloro che si propongono di fare il bene, né che ce la rimpiazzi con le gioie fatue che sono sempre a portata di mano in qualsiasi negozio”. “Chiedere insistentemente la consolazione”, il primo dei tre imperativi consegnati ai suoi confratelli: “Praticare e insegnare questa preghiera di chiedere e supplicare la consolazione è il principale servizio alla gioia”. “Una buona notizia non si può dare con il volto triste”, ha ammonito il Papa, secondo il quale “la gioia non è un ‘di più’ decorativo, è chiaro indice della grazia: indica che l’amore è attivo, operante, presente”. “Questo servizio della gioia – ha sottolineato Francesco – fu quello che condusse i primi compagni a decidere di non sciogliere ma costituire la compagnia che si offrivano e condividevano spontaneamente e la cui caratteristica era la gioia che dava loro il pregare insieme, l’uscire in missione insieme e il tornare a riunirsi, ad imitazione della vita che conducevano il Signore e i suoi Apostoli. Questa gioia dell’annuncio esplicito del Vangelo – mediante la predicazione della fede e la pratica della giustizia e della misericordia – è ciò che porta la Compagnia ad uscire verso tutte le periferie”. In sintesi, il gesuita “è un servitore della gioia del Vangelo, sia quando lavora artigianalmente conversando e dando gli esercizi spirituali a una sola persona, sia quando lavora in maniera strutturata organizzando opere di formazione, di misericordia, di riflessione”.

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