Papa in Uganda: Messa a Namugongo, fedeltà a Dio aiuta a costruire società più giusta

L’apertura verso gli altri “incomincia nella famiglia, nelle nostre case, dove si impara la carità e il perdono, e dove nell’amore dei nostri genitori si impara a conoscere la misericordia e l’amore di Dio. Tale apertura si esprime anche nella cura verso gli anziani e i poveri, le vedove e gli orfani”, ha detto il Papa nell’omelia della Messa odierna al santuario ugandese di Namugongo ricordando tutti i martiri dell’Uganda: 22 cattolici e 12 anglicani. La loro testimonianza, ha spiegato, mostra che “i piaceri mondani e il potere terreno non danno gioia e pace durature. Piuttosto, la fedeltà a Dio, l’onestà e l’integrità della vita e la genuina preoccupazione per il bene degli altri ci portano quella pace che il mondo non può offrire”. E questo “non diminuisce la nostra cura per questo mondo”; al contrario “offre uno scopo alla vita in questo mondo e ci aiuta a raggiungere i bisognosi, a cooperare con gli altri per il bene comune e a costruire una società più giusta, che promuova la dignità umana, senza escludere nessuno, che difenda la vita, dono di Dio, e protegga le meraviglie della natura, il creato, la nostra casa comune”. Questa, per papa Francesco, è l’eredità dei martiri ugandesi: “Vite contrassegnate dalla potenza dello Spirito Santo” che “testimoniano anche ora il potere trasformante del Vangelo di Gesù Cristo”. Un’eredità che si onora portando “la loro testimonianza a Cristo nelle nostre case e ai nostri vicini, sui posti di lavoro e nella società civile, sia che rimaniamo nelle nostre case, sia che ci rechiamo fino al più remoto angolo del mondo”.

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