Minori stranieri non accompagnati: Garlatti (Agia), “sono ragazzi che vanno supportati nel loro difficile percorso di inserimento, importante l’affidamento familiare”

La nomina del tutore per un minore straniero non accompagnato resta un aspetto critico. Lo evidenzia Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza Carla Garlatti, nelle raccomandazioni pubblicate oggi “Ascolto e partecipazione dei minori stranieri non accompagnati come metodologia di intervento”. Dall’ascolto dei minori “è emerso infatti che ci sono ancora casi nei quali, per la scarsità dei volontari, i tribunali per i minorenni attribuiscono la tutela a sindaci o ad avvocati. Si tratta di figure che, occupandosi di un numero elevato di minori, non possono costituire un reale punto di riferimento nel percorso di integrazione”, rende noto l’Agia.
Per promuovere un effettivo processo inclusivo è inoltre fondamentale creare occasioni di socializzazione e aggregazione con la comunità e agevolare l’apertura di un conto corrente bancario intestato al minore straniero, nel rispetto dei limiti previsti dalle norme vigenti. Nella stessa direzione, infine, va l’invito a rendere omogeneo in tutta Italia il ricorso al prosieguo amministrativo, che rappresenta uno strumento di accompagnamento all’età adulta e di facilitazione nel percorso di integrazione.
“Ho promosso questo ciclo di visite – racconta Garlatti – con l’obiettivo di ascoltare i ragazzi. Ho incontrato giovani che sognano di lavorare e di farsi una famiglia nel nostro Paese, ma che non smettono di chiamare casa. Perché, come hanno confessato, sentono la mancanza della madre. Alcuni mi hanno riferito episodi di diffidenza da parte degli italiani, altri si sono mostrati sorpresi per il ruolo che la donna ha nella nostra società, altri ancora hanno condiviso sentimenti di solitudine e paura. La parola che più volte hanno pronunciato per descrivere la loro reazione alle difficoltà è stata ‘pazienza’. Sono ragazzi che vanno supportati nel loro difficile percorso di inserimento e in questo un ruolo importante può essere giocato dall’affidamento familiare: questo istituto va adeguatamente valorizzato quale misura preferenziale di accoglienza, perché migliora e semplifica il processo di integrazione e inclusione sociale”.

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