Santa Rosa: diocesi Viterbo, “ha un aspetto folcroristico, ma anche una valenza religiosa”

“La Macchina – che nella sua struttura è sempre ricca di richiami e simboli che fanno riferimento all’esperienza cristiana e alla figura di Santa Rosa – è pensata, progettata e costruita per portare l’immagine della Santa. Ma, poi, il trasporto stesso – pur non essendo propriamente una processione – ha una profonda valenza religiosa”. Lo precisa in una nota la diocesi di Viterbo, in riferimento ad alcune dichiarazioni del vescovo Orazio Francesco Piazza circa il trasporto della Macchina di Santa Rosa che, “se decontestualizzate, potrebbero ingenerare fraintendimenti e disorientamento”. “È Santa Rosa che nella ‘sua Macchina’ viene portata per le vie della città con devozione e amore grande dai facchini ‘di Santa Rosa’, appunto. I facchini, oltre alle prove di portata, si preparano a questo momento anche spiritualmente. Il giorno precedente il trasporto sono loro che portano sulle spalle il Cuore di Santa Rosa nella processione del 2 settembre”.
Il trasporto poi è preparato, nel pomeriggio del 3, dai momenti di preghiera nel “giro delle sette Chiese” e, poco prima dell’inizio, dalla benedizione del vescovo nella chiesa di San Sisto e fuori, davanti alla Macchina. “A questi momenti quest’anno se ne sono aggiunti altri nei mesi passati: tre catechesi del vescovo ai facchini nel santuario di Santa Rosa e la messa che sempre il vescovo presiederà per i facchini il 29”. La Macchina poi attraversa la città tra due ali di folla: molti si segnano col segno della Croce, tutti si uniscono al grido “Evviva Santa Rosa”. “C’è dunque un clima sereno di festa e di devozione. All’aspetto religioso si unisce, come valore aggiunto – continua la nota -, quello folcloristico, che dice riferimento alla tradizione, alla storia e alla cultura del popolo viterbese. Il folclore religioso è un elemento importante che non va sottovalutato”.
Infine, si precisa, il trasporto della Macchina di Santa Rosa “è anche uno ‘spettacolo’, nel senso etimologico del termine, dal latino ‘spectare’, ‘guardare’”. “La sera del 3 settembre a Viterbo si può ‘guardare’ uno ‘spettacolo’ stupendo che suscita stupore e meraviglia e che richiama ai valori alti della bellezza e della bontà che Santa Rosa ha incarnato nella sua giovane esistenza”, conclude la nota.

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