Ecumenismo: Athenagoras Fasiolo al Sae, secondo la “visione ortodossa” contributo simbolico donne a vita ecclesiale è “opera che abbraccia intero gregge”

(Foto Laura Caffagnini per il Sae)

La sessione di formazione ecumenica del Sae di Assisi è giunta a esaminare lo snodo critico “Chiese, ministeri, donne” attraverso alcune voci appartenenti alle tre grandi arterie del cristianesimo. Athenagoras Fasiolo, vescovo di Terme, dell’arcidiocesi ortodossa d’Italia del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli, ha sottolineato il legame tra la Chiesa di Cristo che vive nel mondo ma non è del mondo, presenza e segno del Regno di Dio nella storia che annuncia nuovi cieli e terra nuova, e la Divina Eucaristia che riunisce insieme i figli di Dio in un solo corpo senza distinzione di sesso, razza, età, stato sociale o altro. Questa stessa Chiesa non resta indifferente ai problemi dell’uomo in ogni epoca, partecipa alla sua angoscia e ai suoi problemi esistenziali.
Resta aperto il rapporto tra ministeri, carismi e il sacerdozio universale dei credenti. Nella teologia ortodossa Cristo come sommo sacerdote che ha sacrificato la propria vita ha trasmesso il sacerdozio ai dodici apostoli e perciò la sua origine è divina. Athenagoras ha rilevato che fa specie che nell’Ortodossia non ci sia qualcosa dedicato esclusivamente alla questione femminile ma non lo reputa negativo. Tutti “siamo credenti e uniti in una sola vita in Cristo. La Chiesa ortodossa non percepisce l’uguaglianza come livellamento, la varietà in questo non si oppone all’unità. Ecco perché nell’Ortodossia non ci sono stati mai movimenti o rivoluzioni che correggessero le tendenze che l’unità aveva di volta in volta”.
Nella visione ortodossa la donna simboleggia la Chiesa stessa che accoglie il corpo dei credenti: “Per questo – ha spiegato il vescovo – il suo ministero nella Chiesa è opera di amore e di carità verso il prossimo con la sua missione interiore ed esteriore. Il contributo simbolico delle donne alla vita ecclesiale è un’opera che abbraccia l’intero gregge e non è paragonabile a un ufficio ridotto alla consueta struttura gerarchica”.
Nell’antichità le donne partecipavano alla vita liturgica come diaconesse e assumevano il lavoro sociale negli ospizi, negli ospedali e nelle confraternite. Una grande importanza ha avuto il monachesimo femminile. L’opera liturgica, catechetica, missionaria e sociale delle donne per l’Ortodossia è molto importante e viene ritenuta come sfondo dell’ufficio sacerdotale e in relazione alla spiritualità e alle inclinazioni personali femminili. Commenta Fasiolo: “La Chiesa ortodossa percepisce la liturgia non come potere ma come ministero, sacrificio e testimonianza. Riconosce alla donna un altro genere di ministeri importanti che è un’altra forma di sacrificio. Ecco perché le donne ortodosse che si ispirano a questa mentalità non condividono la protesta delle donne di altre confessioni sulla loro esclusione dal sacerdozio né le lotte per conquistare la fortezza del sacerdozio”.
Fasiolo ha sottolineato l’importanza del lavoro moderno delle donne nella parrocchia, come catechiste, consigliere, pedagoghe, diaconesse, cantanti, autrici di opere filantropiche con responsabilità ed efficienza. Riconosce che negli ultimi anni l’affermazione del sacerdozio per le donne è stata espressa anche nell’Ortodossia anche se abbastanza timidamente. La posizione negativa della Chiesa ortodossa verso questa istanza non è motivata dal pregiudizio, ha chiarito, ma dal fatto che Gesù non scelse donne tra i dodici, benché fossero nella cerchia più ampia dei discepoli, e il suo esempio fu seguito dagli apostoli che non ordinarono donne. Un altro motivo è che per la teologia ortodossa il sacerdote è presenza fisica di Gesù e riveste un ruolo simbolico nei confronti della Chiesa come sposo che rappresenta Cristo.
Oggi i cristiani, ha concluso, non devono considerare accettabili le situazioni di discriminazione ma seguire un percorso che attraverso la sensibilizzazione, l’educazione, il dialogo aiuti a cambiare i valori e impedisca la svalutazione delle persone. “Dobbiamo lavorare affinché le società cambino il loro centro, ponendo l’accento non sul potere ma sull’amore, sull’essere umano e sui suoi bisogni”.

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