San Benedetto: mons. Cipolla, dom Pagnoni, dom Visintin, madre Paggiaro, “porre in essere azioni e politiche di cura del creato e dei fratelli anche in Europa”

“Anche quest’anno la festa di san Benedetto, patrono d’Europa ci invita a una sosta pensosa sulla nostra vita personale, sul cammino comunitario della nostra Chiesa e della società di cui facciamo parte. Nel periodo estivo sperimentiamo una variazione dei ritmi consueti e abbiamo la possibilità di riscoprire con occhi nuovi ciò che ci circonda e le persone con cui viviamo.
San Benedetto ci incoraggia innanzitutto – attraverso la prima parola della sua Regola ‘ausculta’ – a percepire ciò che ci sta attorno, affinando anche la capacità di indagare il nostro cuore. Questo esercizio, fondamentale e perenne, viene proposto non per rimanere chiusi in sé stessi, o per costruire confini invalicabili nella nostra vita, ma per ridiventare protagonisti consapevoli della nostra esistenza”. Lo scrivono il vescovo di Padova, mons. Claudio Cipolla, gli abati di Santa Giustina, dom Giulio Pagnoni, e Praglia, dom Stefano Visintin, e l’abbadessa di San Daniele, madre Maria Chiara Paggiaro, in un messaggio congiunto per la festa di San Benedetto, abate, patrono d’Europa.
“Nel progetto della creazione Dio chiede all’uomo di essere suo alleato nel benedire, custodire e sostenere il Creato. Gli affida questo compito, come incarico di singolarissima fiducia – osservano i quattro firmatari del messaggio -. Anche la voce di san Benedetto, che viene a noi dopo aver attraversato quindici secoli, ci conferma la bontà fondamentale del Creato, che va amato, rispettato e custodito”. Oggi, aggiungono, ” comprendiamo come sia decisiva la relazione con l’ambiente, con la ‘nostra’ terra: da un lato la mobilità, personale e collettiva, gli strumenti di comunicazione, la trasformazione dei territori ci consentono vantaggi mai prima conosciuti; dall’altro questi stessi fenomeni richiedono forme di responsabilità lungimiranti. Immaginarci custodi della casa comune ci aiuta a porre in essere azioni e politiche di cura del creato e dei fratelli anche in Europa. Abbiamo ferite da rimarginare nei nostri territori e in quelli sfruttati per alimentare il nostro insostenibile modello di sviluppo. Abbiamo città da ricostruire nelle relazioni di appartenenza e di accoglienza, perché vi siano prosperità e pace”.
“Mettendoci alla scuola di Benedetto impariamo che tutti gli ambienti nei quali si vive insieme sono palestra per crescere nella maturità di figli di Dio, chiamati a una vita pienamente umana e veramente fraterna”, evidenziano mons. Cipolla, dom Pagnoni, dom Visintin e madre Paggiaro.

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