Moldova: presidente del Parlamento annuncia avvio della procedura per il ritiro del Paese dalla Csi, “non possiamo più sederci al tavolo dei negoziati con uno Stato aggressore”

“La Csi è un’organizzazione creata dalla Russia sulle rovine dell’Urss per mantenere i paesi ex sovietici nella sua sfera di influenza. Non possiamo più sederci al tavolo dei negoziati con uno Stato aggressore”. Con queste parole il presidente del Parlamento moldavo, Igor Grosu, ha annunciato oggi in conferenza stampa di aver preso la storia decisione di avviare la procedura per il ritiro della Repubblica di Moldova dall’Assemblea interparlamentare della Comunità degli Stati indipendenti. “I cittadini della Repubblica di Modavia – ha detto Grosu – hanno detto di voler far parte di un mondo di pace. In qualità di presidente del Paramento, dopo aver discusso con i cittadini, dopo aver consultato il presidente e i rappresentanti del governo, annuncio di aver preso la decisione di avviare la procedura per il ritiro della Repubblica di Moldova dall’Assemblea interparlamentare delle Comunità degli Stati indipendenti”. Il presidente Grosu ha spiegato che “una volta che un paese fondatore della Csi, la Federazione Russa, ha attaccato un altro stato fondatore, l’Ucraina, occupando i suoi territori e uccidendo i suoi cittadini, questa organizzazione non può più essere chiamata Comunità”. “Tra l’altro – ha aggiunto il politico –, dopo 30 anni, è diventato molto chiaro che l’inclusione della Repubblica di Moldova nelle strutture della Csi non ci ha aiutato a risolvere il conflitto transnistriano, non si ha aiutato a rimuovere l’esercito russo dal territorio della Repubblica di Moldavia”. “Essere nella Csi non ci ha protetto dal ricatto energetico nel cuore dell’inverno, dalle minacce e dalle dichiarazioni ufficiali all’indipendenza e alla sovranità della Repubblica di Moldavia. Essere nella Csi non ha protetto i paesi membri da attacchi militari, guerra e occupazione dei territori sovrani”.
Raggiunto telefonicamente dal Sir, mons. Cesare Lodeserto, vicario generale della diocesi di Chisinau, ha spiegato che “il cammino della Moldova verso l’Europa inevitabilmente porta delle decisioni politiche. Certamente si tratta di percorrere un itinerario successivo perché il distacco comporta tutta una serie di interruzioni di relazioni di diverso tipo, economiche, politiche, che ormai sono inevitabili”. Si teme anche “il rischio” a seguito di questo annuncio, di “essere sottoposti sempre di più alle pressioni della Russia, così come è avvenuto in Ucraina – ricorda il sacerdote – nel 2014 con la prima invasione quando i russi temevano l’entrata del paese nella area Nato e di un suo futuro ingresso in Europa”. In effetti, la reazione di Mosca non si è fatta aspettare ed ha già reagito parlando di “un gioco politico alle dipendenze dell’Occidente”.
La Comunità degli Stati indipendenti è un’organizzazione internazionale composta da nove delle quindici ex repubbliche sovietiche, ad eccezione dei tre Paesi baltici (Estonia, Lettonia e Lituania) e dei due Paesi che hanno lasciato l’organizzazione, la Georgia nel 2009 e l’Ucraina nel 2018. Il Turkmenistan si è aggiunto membro associato. L’organizzazione ha sede a Minsk, capitale della Bielorussia. In Moldova c’è grande attesa per il vertice della Comunità politica europea, che si terrà il 1° giugno 2023 a Chisinau, dimostrando in tal modo la sua ambiziosa e risoluta posizione filoeuropea in materia di politica estera. Sono attersi 47 capi di Stato e di governo e leader europei, tra cui anche il presidente ucraino Zelensky. La Comunità politica europea (Cpe) è una piattaforma per discussioni politiche e strategiche sul futuro dell’Europa, istituita nel 2022. Il gruppo si è riunito per la prima volta il 6 ottobre 2022 a Praga, con partecipanti provenienti da 44 Paesi europei, oltre al presidente del Consiglio europeo e alla presidente della Commissione europea.

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