Papa Francesco: alla redazione di “A sua immagine”, “anch’io seguo la trasmissione. Continuate a dare voce a chi è più debole e soffre”

(Foto Vatican Media/SIR)

“Come sapete, anch’io seguo spesso, almeno in parte, la vostra trasmissione”. “Infatti, l’orario domenicale coincide, nell’ultima parte, con la recita dell’Angelus in Piazza San Pietro; così, prima di affacciarmi alla finestra, mi piace seguirla per alcuni minuti, e a volte ho menzionato qualche contenuto che mi ha particolarmente colpito”. Lo ha detto oggi Papa Francesco ricevendo in udienza il Comitato di redazione del programma televisivo “A sua immagine”, nato dalla collaborazione tra la Rai e la Conferenza episcopale italiana ventisei anni fa. Presenti padre Gianni Epifani, la conduttrice Lorena Bianchetti, gli autori, i redattori, i tecnici e tutti coloro che collaborano al programma. Il titolo della vostra trasmissione, ha osservato il Papa, “parla di un rapporto unico: A Sua Immagine. Non lasciate che queste parole, per abitudine, diventino ‘parole al  vento’, o che si riducano a una scritta sullo schermo. Custodite lo stupore di questa Parola, per poterlo comunicare. È importante. Il cambiamento d’epoca che stiamo vivendo ci testimonia di fatto la perdita, da parte di tante persone, proprio della coscienza di essere figli di Dio, creati ‘a sua immagine’. C’è bisogno di ravvivarla. Perché lì, in questa ‘immagine’, si trovano l’origine e il fondamento dell’irriducibile dignità umana; l’origine e il fondamento del nostro essere tutti fratelli, perché figli dell’unico Padre, amati e creati ‘a sua immagine’”. Il programma racconta volti e storie di uomini e donne del nostro tempo, ha ricordato Papa Francesco “dando voce a chi è più debole e a chi soffre; lo fa raccontando di chi vive il Vangelo nelle periferie geografiche ed esistenziali dell’Italia e del mondo; lo fa aprendo ‘finestre’ su situazioni e luoghi che spesso sfuggono ai radar dell’opinione pubblica”. “Vi incoraggio a continuare su questa strada – ha sottolineato -. C’è bisogno di ‘globalizzare’ la solidarietà, non l’indifferenza. Annunciare il Vangelo significa testimoniare con la nostra vita che c’è un Dio di misericordia che ci aspetta e che ci precede, che ci ha voluti e che ci ama. E voi, con il vostro specifico lavoro, potete contribuire molto in tal senso”.

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