75° Costituzione: p. Occhetta, “riportarla nel cuore della vita sociale”. “La riforma della seconda parte sia condivisa nell’intero arco costituzionale”

“Mai come in questo tempo in cui è scomparsa la generazione dei costituenti, il nostro Paese è chiamato a ricordare, a riportare nel cuore della vita sociale il testo fondatore. In questi anni le ragioni che hanno offuscato i princìpi della Costituzione sono molte: dalla corruzione al dilagare del clientelismo, dalla riduzione dei partiti a comitati elettorali al crollo delle ideologie. Assistiamo a una sorta di oblio della coscienza politica. Per questo è urgente investire questo anno per rilanciare un’appartenenza intorno alla Carta che nasce dall’esperienza anti-fascista”. A sostenerlo è padre Francesco Occhetta dalle colonne del numero di febbraio di “Vita pastorale” (Gruppo editoriale San Paolo). Entrata in vigore il 1° gennaio 1948, la Costituzione compie quest’anno 75 anni. “L’invito allora è duplice – afferma p. Occhetta nel suo articolo intitolato “La Costituzione nel cuore della vita sociale” –: da una parte fare unità intorno all’’eredità’ positiva della parte valoriale della Costituzione, dall’altra riflettere sui ritardi e sul ‘compito’ di saperla revisionare come ‘fedeltà creativa’ al testo”. Di fronte alle sfide odierne sconosciute ai costituenti: le domande della bioetica, la concezione della giustizia, l’inizio e la fine vita, l’idea di famiglia, i flussi dei migranti, l’ambiente, la seconda parte della Costituzione “va riformata e armonizzata ai princìpi della prima parte che hanno garantito alla democrazia di essere non solamente un metodo ma un valore”, la tesi di p. Occhetta: “Più che una nuova Costituzione servono revisioni le quali oltre a intendere la Costituzione come ‘indirizzo fondamentale’, la ritengano una ‘norma fondamentale di garanzia’, in grado di essere ‘ispiratrice’ e ‘limite’ nei confronti delle scelte politiche e ‘aperture’ alle nuove regole sociali”.
Ogni riforma, sottolinea, “va condivisa nell’intero arco costituzionale, non basta che una maggioranza la possa cambiare irreversibilmente. Per farlo occorre “investire bene questo 75° anno in educazione nelle scuole, in riflessione nei dibattiti pubblici, in formazione nei programmi di aggiornamento delle aziende e del terzo settore, e in scelte concrete che onorino lo spirito e la lettera della Costituzione”. Di qui il richiamo al presidente Mattarella nel suo discorso di fine anno: “La Costituzione resta la nostra bussola, il suo rispetto il nostro primario dovere; anche il mio”. “Solamente questa attenzione sociale propositiva alimenterà la democrazia custodita dalla Costituzione”, conclude il gesuita ricordando le parole profetiche di Sturzo nel 1957: “La Costituzione è il fondamento della Repubblica democratica. Se cade dal cuore del popolo, se non è rispettata dalle autorità politiche, se non è difesa dal governo e dal parlamento, se è manomessa dai partiti, se non entra nella coscienza nazionale, anche attraverso l’insegnamento e l’educazione scolastica e post-scolastica, verrà a mancare il terreno sul quale sono fabbricate le nostre istituzioni e ancorate le nostre libertà”.

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