Terra Santa: Patton (Custode), “la religiosità autentica non si riduce al culto ma si attua anche in tutte le forme concrete dell’amore al prossimo”

(Illustrazione Fabio Vettori)

“Amare Dio ed amare il prossimo sono due facce della stessa medaglia: l’autentica religiosità è quella che continuamente passa dal culto alla vita, è quella che nel momento della celebrazione fa memoria dell’amore di Dio, ma sa poi prolungare il senso della celebrazione attraverso l’amore del prossimo, che ha da raggiungere tutte le situazioni e gli ambienti di vita, così come le singole persone”. Lo scrive padre Francesco Patton, Custode di Terra Santa, nella sua meditazione alle letture della Domenica (la prossima 29 ottobre), pubblicata settimanalmente da “Vita Trentina”, settimanale della diocesi di Trento, e accompagnata dall’illustrazione di Fabio Vettori. L’Antico Testamento, spiega Patton, “contiene pagine su pagine nelle quali viene detto e ribadito con forza che la religiosità autentica non si riduce al culto (preghiera e sacrifici) ma si attua anche in tutte le forme concrete dell’amore al prossimo”. I primi cinque libri della Bibbia, che gli ebrei chiamano “Toràh” (che significa la Legge), contengono una vera e propria legislazione sociale, che va a toccare i temi della giustizia, della solidarietà, della previdenza, dei rapporti di lavoro, delle relazioni con i dipendenti, delle attenzioni agli stranieri, delle condizioni di liceità dei prestiti e dei pegni”. Questa legislazione sociale, scrive il Custode, “non è ritenuta un corpo giuridico che sta accanto alla legislazione religiosa, ma è semplicemente l’altra faccia dell’unica esperienza religiosa del popolo di Israele, che deve inscindibilmente unire tutte le dimensioni della persona e tutti gli aspetti della vita”. “Dio si è preso cura del popolo di Israele che era un popolo di schiavi, indifeso, socialmente debole e oppresso, ed è per questo – annota il Custode – che il popolo eletto è chiamato a vivere la propria religiosità sia attraverso il culto, nel quale fa memoria riconoscente dell’azione misericordiosa e liberatrice di Dio, sia attraverso la giustizia sociale, che testimonia che coloro che fanno parte del popolo di Dio vogliono comportarsi verso il loro prossimo come Dio si è comportato verso di loro”. “I discepoli di Gesù, in particolare Giacomo, Giovanni e Paolo di Tarso arriveranno a dire che solo nell’amore del prossimo abbiamo la dimostrazione che il nostro amore per Dio è autentico e la nostra fede reale. Nel Cenacolo, il Giovedì Santo, Gesù ci porterà addirittura oltre questa prospettiva, invitandoci ad amarci reciprocamente come lui ci ha amato, cioè fino al dono di noi stessi. È quello – conclude – il vertice del nostro culto e del nostro impegno morale, ed è possibile solo se lo stesso Gesù è vivo e operante in noi per mezzo del suo Spirito”.

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