Diocesi: Lazio, 200 sacerdoti iscritti al raduno regionale dei sacerdoti non italiani. Mons. Viva, “presenza di evangelizzazione”

Aiutare i sacerdoti stranieri che svolgono un servizio pastorale nelle Chiese del Lazio a “prendere maggiore coscienza del loro contributo alla cooperazione missionaria tra le Chiese”. Questo l’obiettivo del primo Raduno regionale dei sacerdoti non italiani che svolgono un servizio pastorale nelle diocesi del Lazio, promosso da Missio Lazio – Commissione regionale per l’Evangelizzazione dei popoli e la cooperazione missionaria. L’iniziativa è in corso oggi, lunedì 2 ottobre, dalle 9 alle 16.30, nell’aula magna del Pontificio Collegio Urbano, a Roma (campus dell’Università Urbaniana, via Urbano VIII, 16).
A spiegarne il senso è il vescovo Vincenzo Viva (Albano), presidente della Commissione, in una lettera indirizzata ai membri della Conferenza episcopale laziale e ai direttori degli Uffici diocesani per la cooperazione missionaria (Cmd) delle diocesi del Lazio. I sacerdoti non italiani impegnati nelle nostre comunità, riflette il presule, “sono portatori di una specifica cultura ed esperienza ecclesiale, che meritano di essere valorizzate, e allo stesso tempo hanno bisogno di essere sostenuti nella loro identità e missione, ravvivando le motivazioni della loro presenza nelle diocesi italiane”. Di qui la convocazione del raduno, aperto a tutti i sacerdoti non italiani, diocesani e religiosi, che svolgono un servizio pastorale nelle diocesi del Lazio, quelli in convenzione per il servizio pastorale come quelli arrivati per motivi di studio o incardinati. “Come Commissione regionale per l’evangelizzazione dei popoli e la cooperazione missionaria abbiamo sentito il bisogno di accendere un faro sulla presenza sempre più numerosa di tanti sacerdoti, provenienti dall’Africa, dall’Asia e dell’America Latina nelle nostre diocesi del Lazio. La loro presenza rischia tante volte a non essere adeguatamente percepita per il suo vero significato ecclesiale e per il suo potenziale in ordine all’evangelizzazione e ad una Chiesa in Italia che vive profonde e rapide trasformazioni al suo interno. I sacerdoti che lasciano le loro Chiese di origine per svolgere un servizio pastorale nelle nostre comunità parrocchiali, non sono dei semplici tappabuchi che suppliscono alla mancanza di sacerdoti italiani. È pertanto importante che sia ravvivata la consapevolezza dei motivi ecclesiali e pastorali, per i quali sono stati chiamati in un’ottica di cooperazione tra le Chiese”.

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