Elsa, invisibile per 9 anni: Gazzi (Cnoas), “senza una cultura di comunità e una responsabilità collettiva i servizi non bastano”

Prevenzione e servizi sociali messi in grado di funzionare in modo omogeneo su tutto il territorio nazionale con risorse e personale adeguati. Ma anche “una cultura di comunità e un forte senso di responsabilità collettiva senza i quali i servizi non bastano”. Questi, spiega in un’intervista al Sir Gianmario Gazzi,il presidente del Consiglio nazionale degli ordini degli assistenti sociali (Cnoas), gli strumenti per prevenire e contrastare vicende drammatiche come quella di Elsa, la bimba del Napoletano rimasta “invisibile” per nove anni, sottratta nei giorni scorsi ai genitori e affidata all’associazione di Napoli “La Casa di Matteo”.
“Si può entrare solo con estrema delicatezza in un dramma di cui si conoscono ancora pochi elementi – esordisce -; tuttavia è fondamentale ragionare su due livelli. Il primo è il piano del vicinato, delle relazioni, della comunità; il secondo quello della prevenzione e dei servizi”. Di qui il primo interrogativo: “Dove eravamo tutti noi? Questa è la domanda che dovremmo porci interrogandoci come società. Che non è una assoluzione collettiva: siccome non c’era nessuno, anch’io mi tiro fuori dalla mia responsabilità. Lì forse non c’eravamo, ma quante situazioni vedo nella mia rete, che magari sospetto, ma taccio, oppure dico: mi faccio gli affari miei. L’indifferenza non ha scusanti: aiutare o segnalare chi è in difficoltà è un dovere civico”. Per Gazzi, “è mancata – e spesso manca – una cultura di comunità, il senso di una responsabilità collettiva senza la quale i servizi non bastano per prevenire vicende come questa”.

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