Belgio: Conferenza episcopale, documento nazionale per il Sinodo. “Apertura” e “dialogo” le richieste più ricorrenti. Riflessione necessaria su matrimonio per sacerdoti e sacerdozio femminile

“Per molti credenti la Chiesa è percepita come dotata di strutture clericali troppo gerarchiche”, “moralista, formalista, lontana dalla vita delle persone e invadente. Per alcuni è troppo timida e non si fa valere abbastanza”. Le preoccupazioni concrete si uniscono a un “amore sincero per la Chiesa” come luogo di pace e di speranza, di accoglienza. Il documento nazionale che sintetizza i cammini sinodali delle diocesi del Belgio, descrive le sfide con cui si sente confrontata la Chiesa: invecchiamento delle comunità, diminuzione dei volontari, ripiegamento… e segnala alcune questioni come centrali, anche se non sempre lette nello stesso modo da tutti: la Chiesa nel mondo, secondo alcuni è ambivalente (“parla di un Dio amorevole, annuncia il Vangelo ma esclude le persone in base al loro orientamento e scelte di vita”), secondo altri “deve rimanere critica nei confronti della società e della cultura (individualistica) odierna”. In generale però “prevale l’esigenza di apertura e rispetto”. Anche riguardo alla liturgia si registrano posizioni opposte, anche a seconda delle esperienze vissute. Si parla di “malattia del clericalismo” e di “abusi di potere”, di preti giovani segnati da “una certa rigidità”, o di diaconi permanenti “senza una adeguata comprensione della propria missione”. “Tutti vogliamo una Chiesa che sia aperta, umile, fraterna, inclusiva, gioiosa e misericordiosa”, si legge nella parte propositiva che chiede “attenzione alla prossimità”, accoglienza, convivialità, dialogo aperto. La richiesta di “apertura” e di “dialogo” tornano tante volte. “Restaurare la fiducia”, rendere “la Chiesa plausibile”, tra gli obiettivi. “L’ecologia integrale” è secondo alcuni “una pista missionaria per il futuro”. Ma per tutti la solidarietà deve essere il perno (“l’impatto sociale del Vangelo”). Un nuovo linguaggio “abbandonando espressioni di senso di colpa e moralizzanti” è un’altra richiesta, insieme a “nuovi luoghi” dove vivere esperienze di fede; ma si chiede anche “di sviluppare l’annuncio della fede a partire da manifestazioni di religiosità popolare: devozioni ai santi, processioni, il rosario, benedizioni di case, uffici, campi, cavalli, auto…”.
Tra le richieste, un maggiore accento sulla “diversità” nell’insegnamento della Chiesa e “permettere il matrimonio per i sacerdoti” così come “avviare una riflessione più approfondita perché la Chiesa cattolica possa riconoscere in futuro la vocazione delle donne al sacerdozio”. Così pure si fa riferimento a proposte per coinvolgere tutti i battezzati nelle decisioni ecclesiali e che “la Chiesa risponda alla richiesta di riconoscimento (rituale e sociale)” alle coppie conviventi, omosessuali, risposate, “a partire da una interpretazione delle relazioni e della sessualità più conforme al comandamento dell’amore”. Dare una “testimonianza ispirata a ciò che ci anima”, una richiesta corale.

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