Ucraina: mons. Kulbokas (nunzio) su Via Crucis al Colosseo, “ho trasmesso la reazione del nostro Paese al Vaticano”

“Ho segnalato la reazione degli ucraini ai superiori in Vaticano”,: lo ha detto a “Credo” il nunzio apostolico di Kiev, mons. Visvaldas Kulbokas, che, raggiunto questa mattina dal Sir, ha confermato la notizia. Mons. Kulbokas ha aggiunto che è importante guardare anche che “sotto la croce siamo tutti figli e figlie di Dio: sia l’aggressore che l’aggredito. In questo contesto, ci sono Russia e Ucraina”. L’ambasciatore vaticano in Ucraina dice che la preghiera per la riconciliazione è molto importante in sé, ma è difficile proporla in Ucraina in questo momento, perché si è in pieno periodo di guerra e di distruzioni. “Le Chiese ed organizzazioni religiose in Ucraina – ha detto il nunzio – desiderano anch’esse adoperarsi per la riconciliazione, tuttavia sanno che di essa potranno parlare solo quando si ferma l’aggressione. E quando gli ucraini potranno salvarsi la vita e la libertà. E, naturalmente, sappiamo che la riconciliazione si realizza efficacemente solo quando l’aggressore ammette la sua colpa”. Parlando ieri al Sir, il nunzio aveva sottolineato quanto sia importante insistere e incoraggiare i propri fedeli “ad evitare l’odio e anche l’uso di parole denigratorie contro l’aggressore perché come credenti non vogliamo cadere in questa spirale”. “Tuttavia – aggiunge – se da una parte c’è questa azione volta ad incoraggiare il perdono e la riconciliazione, dall’altra, la gente, che abita nelle località bombardate, dice che questo desiderio di riconciliazione va bene a condizione però che ‘sopravviviamo e rimaniamo vivi e liberi’”. “La riconciliazione – insiste il nunzio – è un dono, ma se il dono non viene corrisposto dall’altra parte, è tutto finito”. “Quando il Santo Padre, la Domenica delle Palme, ha invitato ad una tregua pasquale, mi identifico con tutto il cuore in questo invito, aggiungendo: umanamente parlando si tratta di una cosa impossibile perché la guerra spinge in una spirale di odio sempre più malefica e feroce da cui è sempre più difficile uscire fuori. Ma da credenti, da cristiani, diciamo: ‘Signore, Tu puoi tutto, Tu puoi cambiare i cuori di tutti, anche il cuore di chi è responsabile di questo disastro’. Invochiamo allora la tregua e la pace come un dono, come un vero miracolo di Dio. Se crediamo nella Resurrezione di Gesù che è il più grande dono per noi ma anche un miracolo umanamente impossibile, allo stesso modo crediamo per noi nel miracolo della pace”.

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