Cinema: Anile (Cineteca nazionale), “un ‘miracolo’ girare ‘La porta del cielo’ mentre c’erano a Roma bombardamenti e rastrellamenti”

“Rischiavano nel fare questo film e se di miracolo artistico si deve parlare si può dire che è uno splendido film, secondo me, superiore a ‘I bambini ci guardano’”. Così Alberto Anile, conservatore della Cineteca nazionale, a proposito di “La porta del cielo”, girato da Vittorio De Sica dopo l’armistizio e al centro di un webinar oggi pomeriggio. “Come abbiano fatto – afferma Anile – con i bombardamenti, la polizia e i rastrellamenti a girare con una buona fotografia è il vero miracolo che De Sica e Zavattini sono riusciti a fare”. “Fra i film di De Sica – ricorda – questo è sempre stato quello che sfuggiva ad analisi e catalogazioni. La prima idea del film nacque poco prima della caduta del fascismo. Il titolo era all’inizio ‘La casa dell’angelo’. Il soggetto iniziale fu totalmente riscritto”. Anile ha cercato di fare chiarezza sulla storia del film: “Le riprese non durarono una infinità – spiega – ma solo da marzo a giugno 1944. Raccontava De Sica che sarebbe stato cacciato dalla basilica di San Paolo perché le maestranze non si comportavano bene. In un periodo così difficile, nel dicembre del 1944, fu presentato con una prima ufficiale, quindi di sicuro il film fu completato all’inizio dell’estate. La gran parte delle riprese fu girata nella basilica anche se ci sono scene esterne, fra cui la Stazione Termini, ed alcune sequenze girate in territorio vaticano, come i seminterrati allestiti in modo fortunoso. Di tanto in tanto la polizia fascista andava a intrufolarsi per capire tutta questa gente cosa facesse in luoghi dove di solito si pregava. Roma e le difficoltà di quell’epoca vanno inquadrate in un modo di vivere che aveva continuità fra il regime fascista e il mondo del cinema”. Sull’aneddoto delle riprese in sedi extra territoriali per evitare a tutto il cast e la troupe di dover lasciare Roma commenta: “La maggior parte degli attori si rifiutò di andare a Venezia, non c’era bisogno di inventarsi l’espediente del film”. Infine sulla commercializzazione oggi del film ammette: “Non è uno schiocco di dita, è un miracolo che lo si possa vedere ancora oggi”.

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