Persone private di libertà: Garante, “necessario un ripensamento globale delle politiche di gestione delle frontiere”

Nell’ambito della privazione della libertà delle persone migranti, con l’approvazione del decreto legge 53/2019, “il legislatore cristallizza come norma generale e astratta la prassi, avviata nel 2018, di riconoscere al Ministero dell’Interno, di concerto con quelli della Difesa e delle Infrastrutture e dei Trasporti, la facoltà di vietare l’ingresso, il transito e la sosta nelle acque territoriali a imbarcazioni civili che abbiano soccorso persone migranti in mare”. Lo ricorda il Garante nazionale dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale (Gnpl), nella Relazione al parlamento 2020, presentata stamattina. In forza di tali divieti, aggiunge, “le navi di salvataggio sono rimaste bloccate in mare aperto per giorni senza possibilità di sbarco per i migranti tratti in salvo”. Il Garante nazionale aveva auspicato “un passo indietro del legislatore e un ripensamento globale delle politiche di gestione delle frontiere”, ribadendo fra l’altro “l’inconciliabile contrapposizione logica tra la previsione di un’area di ricerca e soccorso (Sar) di competenza libica e l’impossibilità di ritenere la Libia un place of safety, cosa di cui nessuno può dubitare”.
Perplessità è stata espressa dal Garante rispetto al nuovo regolamento di Frontex, perché di fronte a un “innalzamento delle responsabilità e del ruolo assegnato” non è previsto “un reale meccanismo di controllo esterno all’Agenzia” nella verifica del “rispetto dei diritti fondamentali”. Rispetto ai Centri di permanenza per i rimpatri (Cpr), il Garante denuncia che “continuano a essere contraddistinti da un apparato regolamentare scarno, caratterizzandosi come semplici strutture di mero contenimento, inadeguate alla complessità delle dinamiche che una permanenza prolungata determina, finalizzati a contenere le persone fino al raggiungimento dell’obiettivo ultimo e unico del rimpatrio”, ma “il numero delle persone effettivamente rimpatriate continua a oscillare attorno al 50% delle presenze”. Nel 2019 “il numero delle persone trattenute in un Cpr è aumentato di 2.080 unità rispetto all’anno precedente e, fatta eccezione per Trapani e Roma-Ponte Galeria, è cresciuto anche significativamente il tempo di permanenza media delle persone all’interno dei Cpr”. Nel 2020, a seguito dell’emergenza Covid e della conseguente chiusura delle frontiere con l’Italia, i voli di rimpatrio si sono interrotti, ma non i trattenimenti nei Cpr. Tuttavia, “i numeri della presenza in tali Centri si è abbassato fino a raggiungere un picco minimo di 170 persone su una capienza di oltre 600 posti”.

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