Lavoro minorile: Teselli (Cgil), in Italia oltre 340.000 baby lavoratori, 3 su 4 in attività familiari. Chiusura scuole avrà “effetti devastanti”

“Tre mesi senza entrare in classe avranno un effetto devastante su migliaia di ragazzini, che andranno a lavorare. Già li perdevamo con la scuola in presenza, figuriamoci con la didattica a distanza. Molti di loro non avevano pc, tablet o connessioni. Così rischiamo di perdere anche i bambini di 10 e 11 anni”. Lancia l’allarme al Sir Anna Teselli, responsabile delle politiche scuola della Cgil nazionale. Nella Giornata mondiale contro lo sfruttamento del lavoro minorile, a livello nazionale si parla poco di un fenomeno sommerso che però esiste. Il sindacato si occupa del fenomeno del lavoro minorile in Italia dal 1986 ma non esistono monitoraggi nazionali, nonostante le richieste pressanti della società civile. L’ultima ricerca nazionale, curata dall’Associazione B. Trentin della Cgil e da Save the Children, risale al 2013 e stima circa 340.000 minori di 16 anni con qualche esperienza di lavoro, cioè il 7% della popolazione della stessa età. 2 su 3 dei 14-15enni sono maschi. Il 7% è di nazionalità straniera. Sul fronte delle verifiche l’Ispettorato nazionale del lavoro ha riscontrato nel 2019 complessivamente 502 illeciti, di cui 243 hanno riguardato il mancato rispetto della “tutela del lavoro dei fanciulli e degli adolescenti”. Nel nostro Paese il lavoro minorile è vietato dal 1967. Dal 2013 fino al primo semestre del 2018 sono stati 1.437 i casi di violazioni penali accertate.  “In Italia – spiega – esiste una propensione al lavoro precoce orientata dalla famiglia, specie dove c’è un livello basso di studi da parte dei genitori o quando la scuola espelle i ragazzi. Sono tutte zone con scarsa offerta culturale e formativa. Mandano a lavorare i figli al bar, in officina, nel ristorante a gestione familiare, eccetera. Poi in alcuni territori, ad esempio a Napoli, Palermo, Bari, c’è l’ulteriore rischio di entrare in contatto con le mafie”. I casi stanati dall’Ispettorato del lavoro, diverse centinaia, “fanno parte solo delle situazioni di sfruttamento più estreme”, precisa: “Il fenomeno del lavoro minorile è culturale, è legato alla povertà educativa e al tema della crescita socio-economica del Paese”. Poi c’è il capitolo dei minori stranieri non accompagnati che fuggono dai centri di accoglienza e scompaiono nel nulla, circa la metà. Molti di loro trovano lavori in nero in vere condizioni di sfruttamento.

 

 

 

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