Comunicazioni sociali: mons. Pennacchio (Fermo) ai giornalisti, “grazie per raccontare storie buone che ci aiutino a confidare nel bene”

Un ringraziamento e un invito. A rivolgerli in una lettera ai giornalisti, in occasione della 54ª Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, è mons. Rocco Pennacchio, arcivescovo metropolita di Fermo. “Vi ringrazio – esordisce – perché il vostro ruolo, decisivo in ogni tempo, è particolarmente prezioso nel difficile momento storico dell’emergenza sanitaria, nel quale l’informazione contribuisce a vincere il disorientamento e ad offrirci punti di riferimento sicuri”. Un servizio prezioso “perché la filiera dell’informazione (tv, radio, carta stampata, siti) è sempre rimasta operante, specialmente durante il lockdown. Penso a voi giornalisti, poligrafici, reporter ma anche distributori ed edicolanti”. Un lavoro “prezioso anche per la comunità ecclesiale perché contribuite a garantire ai fedeli anziani e ammalati la partecipazione alla messa e diffondete il magistero dei vescovi in tv, on-line, alla radio. Anche grazie al vostro servizio, svolto con creatività e generosità, spesso da volontari”, si sono mantenuti vivi “i legami tra le nostre comunità”. Un pensiero infine agli operatori dei media diocesani “che, con gratuità, si mettono al servizio dell’informazione”. “La Voce delle Marche”, il sito web, la pagina Facebook diocesani “sono strumenti ormai indispensabili per diffondere il vissuto della Chiesa, per offrire spazi di condivisione, di riflessione e, perché no, di critica costruttiva”.
Il presule rivolge quindo l’invito a considerare i contenuti espressi dal Papa nel Messaggio: “Abbiamo bisogno di respirare la verità delle storie buone: storie che edifichino, non che distruggano; storie che aiutino a ritrovare le radici e la forza per andare avanti insieme”. In questo pensiero mons. Pennacchio ravvisa “la trama” della deontologia professionale: “Narrare la realtà senza esagerazioni o faziosità, con quella libertà interiore di chi non ha altri fini che aiutare la gente a pensare, a farsi un’idea corretta della realtà, a maturare uno spirito critico”. Di qui il grazie a coloro che, “specialmente in questo periodo di pandemia, raccontano storie belle che ci spingano ad andare avanti confidando nel bene, che è molto più diffuso di quanto non si creda. Anche con il vostro aiuto riscopriremo la bellezza di sentirci comunità, solleciti l’uno del bene dell’altro”.

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