Coronavirus Covid-19: card. Sepe (Napoli), “la quarantena non ha fermato la camorra. Bisogna fare in fretta”

Nell’emergenza che viviamo per il coronavirus Covid-19 c’è “un altro fronte che preoccupa come pastore” il card. Crescenzio Sepe, arcivescovo di Napoli. “Penso ai quartieri più a rischio della nostra città, là dove il bisogno può creare occasioni per la camorra di inserirsi e di esercitare il suo nefasto potere. C’è chi è bravo a far fortuna in tempi di epidemia”, ha denunciato il porporato, durante la celebrazione eucaristica – trasmessa in diretta da Tv2000 e Canale 21 e in diretta streaming da Maria Tv Server – in memoria della traslazione del corpo di San Gennaro dal luogo del suo martirio, nei pressi di Pozzuoli, alle Catacombe che poi avrebbero preso il suo nome.
“In attesa che le serrande dei negozi si riaprano, che i settori trainanti dell’economia riprendano a funzionare, c’è chi guadagna tempo e affina le sue capacità di contagiare – peggio di un virus – la compagine civile della nostra comunità cittadina. Perché la quarantena ha fermato tutto, ma non la camorra”, ha avvertito il cardinale.
Per questi motivi l’arcivescovo si è rivolto “ai responsabili delle istituzioni per un caloroso, pressante appello”: “Muoviamoci! Intervenite subito, perché la malavita è più rapida della nostra burocrazia! La camorra non aspetta! Bisogna fare più in fretta di loro”. E “l’invito pressante è per tutti: liberiamoci dal virus, ma sta a noi napoletani liberarci anche dal virus della camorra!”.
Dopo aver chiesto la protezione a San Gennaro, il card. Sepe ha rinnovato l’esortazione ad “agire con responsabile accortezza per il bene comune, per chi è più debole, per chi è più esposto al contagio dell’epidemia e della malavita”. “Dobbiamo conquistare e affermare il diritto alla speranza – ha aggiunto -. Il Signore ci è vicino, sempre. Grazie a lui ci è dato “sperare contro ogni speranza”. Una speranza che deve diventare però una categoria politica per ricostruire in sicurezza la nostra convivenza sociale con l’operosità fattiva e responsabile di tutti noi”. E ha concluso: “Chiedo a ognuno un supplemento di impegno. Per essere all’altezza della nostra tradizione, per sentirci in sintonia con Papa Francesco, per riconoscerci devoti di un Santo che mise in gioco la propria vita per un atto di solidarietà”.

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