Centri aiuto alla vita: Noia (Univ. Cattolica), “accogliere sempre la vita nascente. Relazioni mamma-figlio fin dal concepimento”

“Fin dal concepimento si instaura una stretta relazione tra mamma e figlio e nei primi otto giorni si determinano le condizioni di salute di infanzia, adolescenza e vita adulta”. Lo ha spiegato questa sera Giuseppe Noia, professore di Medicina dell’età prenatale all’Università Cattolica (campus di Roma), nel suo intervento alla prima giornata del 40° convegno nazionale dei Centri di aiuto alla vita (fino al 14 novembre e in modalità online) sul tema “Tu sei per me unico al mondo. Non si vede bene che col cuore”.
Noia ha spiegato il meccanismo di relazioni che fin dal concepimento si instaurano tra l’embrione e la madre. “Quando una donna perde il proprio bambino, anche nei primi giorni, non soffre in base ai centimetri dell’embrione; perde tutta la presenza del bambino”, ha spiegato. “Fin dall’inizio la madre manda ossigeno al figlio, e lui in cambio le invia cellule staminali”.
Noia ha quindi rilevato come l’aborto eugenetico sia “aumentato più di 10 volte negli ultimi 30 anni”. Per le coppie che ricevono una diagnosi infausta non esistono supporti né psicologici né economici, ha spiegato: “I genitori vengono abbandonati a se stessi. Non c’è da stupirsi se nel loro smarrimento decidono di interrompere la gravidanza”. Di qui l’esperienza di accompagnamento di famiglie con bambini con patologie gravi – anche “incompatibili con la vita”, secondo la definizione tecnica che viene utilizzata – da parte dell’Hospice perinatale e Centro per le cure palliative prenatali “Santa Madre Teresa di Calcutta” del Policlinico Agostino Gemelli, dove “un team multidisciplinare si prende cura dei piccoli e delle famiglie in modo multi e interdisciplinare”.
La cultura dell’hospice, spiega il professore, “intende dare una risposta alla narcosi del cuore e offrire speranza. Noi siamo stati il primo hospice in Italia ad offrire cure palliative ai neonati. Occorre passare dal guardare al vedere l’uomo, entrare nella sua storia biologica e spirituale e illuminare la gente sulla sua complessità e bellezza”. L’embrione, conclude, “è segno di contraddizione ma è anche la più bella storia di una relazione che cresce e diventa infinita nel tempo”.

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