Sentenza Consulta su suicidio assistito: Antonelli (Univ. cattolica), “ci troviamo di fronte a un piano inclinato. Tutelare malato e offrire cure palliative”

“Ci troviamo di fronte a un piano inclinato, scivoloso”. Massimo Antonelli, direttore del Centro di ateneo di bioetica dell’Università cattolica e del Dipartimento di Scienze dell’emergenza anestesiologiche e della rianimazione della Fondazione Policlinico universitario A. Gemelli Irccs di Roma, commenta la sentenza della Corte costituzionale in tema di suicidio assistito, pur precisando che si tratta di un comunicato stampa e non di una sentenza. “Potrebbe esserci un rischio – avverte – per le persone che sono in condizioni di maggiore fragilità”. “La metà dei casi di pazienti ammalati gravemente e irreversibilmente che richiedono inizialmente il suicidio assistito – prosegue – cambia parere, quando il controllo dei sintomi migliora attraverso le cure palliative e il supporto psicologico è adeguato”, ma il rischio è che la legalizzazione possa “offrire un abbrivio per una alternativa economica nei confronti della possibilità di cure palliative e compassionevoli che hanno inevitabilmente un costo. Ci sarebbe dunque un evidente risparmio economico”. Per Antonelli, inoltre, il suicidio assistito trasgredisce la regola considerata per secoli dai medici inviolabile: “guarire e palliare coloro che sono sofferenti ma mai dare o infliggere intenzionalmente la morte sia pure richiesta dal paziente”. “Tutelare il malato dalla sofferenza e offrire migliori cure palliative” piuttosto che “assecondare le richieste disperate di chi non ha potuto ricevuto un supporto adeguato”, la via indicata dal medico, “sempre considerando, ovviamente, la facoltà del rifiuto delle cure quando siano sproporzionate”. Si tratta di investire  e ottimizzare le risorse nel percorso della palliazione e del supporto psicologico e sociale del malato e dei suoi familiari, migliorando ciò che già ci si sforza di fare ogni giorno».

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