Sentenza Consulta su suicidio assistito: Colombo (Univ. Cattolica), “una sentenza scivolosa che ci rende prigionieri della cultura della morte”

“In attesa di conoscere il dispositivo e le motivazioni dell’atteso pronunciamento della Corte Costituzionale in merito al reato di aiuto al suicidio ex art. 580 del Codice Penale non possiamo non esprimere il nostro forte dissenso per una sentenza scivolosa che amareggia profondamente tutti coloro che ogni giorno e notte stanno accanto ai malati gravi e inguaribili – ma non per questo incurabili – con amore familiare, con competenza professionale e con dedizione volontaria”, commenta Roberto Colombo, docente della Facoltà di Medicina e Chirurgia, Università Cattolica del Sacro Cuore, membro ordinario della Pontificia Accademia per la Vita e consultore del Dicastero per i laici, la famiglia e la vita
“Questa sentenza – prosegue – umilia la passione, l’impegno e la generosità di energie, di tempo e di mezzi che medici, infermieri, parenti, amici e volontari dedicano per assistere i disabili più gravi e i malati inguaribili fino all’ultimo istante della loro vita”.

E ancora: “E’ grave che la Corte Suprema, con la sua decisione, attenti alle radici delle ragioni profonde della prossimità familiare verso chi soffre e dell’assistenza medica e infermieristica ai malati in condizioni cliniche croniche, equiparando – di fatto se non di principio, pur in situazioni particolari – l’assistenza medica di un suicidio ad una prestazione sanitaria che è possibile chiedere ed ottenere da parte di strutture e personale del Servizio sanitario nazionale”.

“Si avvera quanto paventato dal cardinale Bassetti – spiega Colombo -: l’approvazione del suicidio assistito nel nostro Paese apre un’autentica voragine dal punto di vista legislativo, ponendosi in contrasto con la stesso Costituzione italiana, secondo la quale ‘la Repubblica riconosce i diritti inviolabili dell’uomo’, il primo dei quali è quello alla vita (cf. art. 2 della Costituzione). Un abisso che difficilmente il Parlamento, pur sollecitato nuovamente dalla Consulta ad intervenire sulla materia, potrà colmare, considerati i ‘paletti’ posti da quest’ultima nel merito stesso delle condizioni obiettive e soggettive in cui si deve attuare la depenalizzazione l’aiuto medicalizzato al suicidio”.

Le conclusioni di Roberto Colombo sono amare: “Contrariamente a quanto trionfalmente sostenuto da alcuni, da oggi, dopo questa sentenza, non siamo tutti più liberi di vivere, ma siamo tutti più prigionieri della cultura della morte, del rifiuto della disabilità, della cultura dello scarto, come la chiama papa Francesco. Alla fatica dell’accoglienza e della cura della vita, sempre, anche quando è malata e disabile, si è voluto intenzionalmente sostituire la comoda scorciatoia di togliere la vita per togliere la fatica del vivere accanto a chi soffre, rinunciare all’impegno di stare accanto con dolcezza e amore, con una carezza e un sorriso”.

“Ora il compito di tutti è quello di ricostruire la civiltà dell vita, dell’accoglienza, della cura e della speranza. Sarà più difficile ma non è impossibile”.

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