Clima, commercio e sviluppo: Fortunato e Hawkins (Unctad), per salvare il mondo serve “un green new deal”

Per salvare il mondo c’è bisogno di un “Global green new deal”, ossia orientare le regole economiche verso un futuro rispettoso dell’ambiente, cambiare il tipo di consumi, facilitare il trasferimento di tecnologie e risorse verso i Paesi più poveri, intervenire sul debito estero, introdurre tasse progressive sui profitti delle grandi corporazioni. Sono alcune delle indicazioni di una sfida possibile, e il modo per trovare le risorse esiste, come illustrato nel Rapporto Unctad sul commercio e lo sviluppo 2019, presentato questa mattina alla Radio Vaticana nel corso di una conferenza stampa congiunta con l’Ufficio dell’Unctad (l’agenzia delle Nazioni Unite per il commercio e lo sviluppo) a Ginevra. Il rapporto sarà diffuso stasera alle 19 in tutto il mondo ma alcuni contenuti sono stati anticipati questa mattina dai relatori. “Molte sfide uniscono la Santa Sede e l’Onu – ha detto Piergiuseppe Fortunato, economic affairs officer dell’Unctad -. Viviamo in un’era di ansietà crescente. Le economie non si sono riprese dalla crisi globale, c’è una perdita del potere d’acquisto, la mancanza di lavoro, l’aumento delle disuguaglianze. Quest’anno la crescita dell’Italia, ad esempio, sarà pari allo zero. Sul fronte dei cambiamenti climatici, anche se rispettassimo gli impegni di Parigi, la temperatura aumenterebbe di 3 gradi. I primi a pagare i costi dei riscaldamento globale saranno i Paesi più poveri, non quelli responsabili delle emissioni”. Fortunato ha denunciato il cosiddetto “capitalismo del coccodrillo”: “Le prime 100 multinazionali del mondo hanno visto crescere i profitti mentre c’è stata una decrescita dei salari in tutti i Paesi occidentali. I singoli Paesi – ha suggerito – dovrebbero tassare di più le grandi corporazioni, almeno il  20-25%, e introdurre tasse progressive. Si è andati troppo oltre nella liberalizzazione del mercato del lavoro”. L’Unctad chiede perciò “un accordo globale per un nuovo corso, con Stati nazionali che possano assumere scelte forti, perché gli accordi internazionali hanno irretito il loro raggio d’azione. Dovremmo cambiare i nostri consumi e facilitare il trasferimento di tecnologie”. Penelope Hawkins, senior economist dell’Unctad, ha poi elencato i modi e le strategie per trovare le risorse necessarie al nuovo “green new deal”, con alcuni imperativi: basta austerity, aumentare i salari, introdurre nuove tasse progressive, investire sulla decarbonizzazione dell’energia, dei trasporti e dell’agricoltura, creare spazi per politiche industriali e banche pubbliche più green.

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