Minacce ripetute da parte di gruppi di pistoleros, una continua appropriazione di terre indigene, una situazione da far west, sempre più insostenibile, senza che al momento le autorità giudiziarie e le forze dell’ordine siano intervenute, nonostante le ripetute denunce. L’ennesimo sos in questi ultimi mesi, in Brasile, arriva dallo Stato amazzonico del Pará e precisamente dagli indigeni Munduruku, che abitano nella zona meridionale dello Stato, nel bacino del rio Tapajós. “Bande di garimpeiros, i cercatori illegali d’oro – dichiara al Sir il francescano, padre João Messias Sousa, che da molti anni opera nella zona del Tapajós e nelle prossime settimane parteciperà a Roma a un incontro nell’ambito del Sinodo per l’Amazzonia -, anche negli ultimi giorni hanno minacciato gli indigeni Munduruku. Anch’io personalmente ho ricevuto minacce. Il clima per gli indigeni è sempre più insicuro”.
L’avanzata dei garimpeiros non conosce freni. E accanto alle minacce sono ben visibili nell’ambiente gli effetti di un’attività mineraria indiscriminata e senza controlli. “In particolare – prosegue il religioso – l’uso del mercurio inquina le acque e provoca la morte dei pesci, privando i Munduruku di un fondamentale sostentamento”.
“I cercatori d’oro, inoltre, cercano di mettere gli indigeni uno contro l’altro – afferma padre Sousa. Da tempo denunciamo questa situazione e anche recentemente abbiamo presentato un esposto al pubblico ministero federale di Santarém. Il problema non è nuovo, ma con il governo attuale in Brasile questi gruppi si sentono invincibili”. Lo si vede dalle immagini e dai video che gli indigeni hanno diffuso. L’avanzata appare inesorabile, con un grande spiegamento di forze: “Sono arrivati con 240 macchine e mezzi pesanti”, prosegue il francescano. Insomma un piccolo esercito, di circa 500 persone, come documenta il “Rapporto sulla violenza contro le popolazioni indigene in Brasile – 2018”, redatto dal Consiglio indigenista missionario (Cimi) e presentato ieri. Hanno mezzi, sono armati, devastano e sfruttano il territorio.
L’esposto è firmato dai caciques, i capi indigeni della regione, i quali chiedono aiuto di fronte alle minacce e all’invasione delle proprie terre: “Chiediamo soccorso, di fare qualcosa perché le nostre vite e la vita del Creato non vadano distrutte. Chiediamo che il pubblico ministero federale prenda provvedimenti perché queste bande stanno occupando la nostra terra e la stanno distruggendo sempre di più”. Proseguono gli indigeni Munduruku: “Noi siamo stanchi, vogliamo vivere in pace”.
Una denuncia sulla violazione dei diritti degli indigeni e sui danni ambientali causati dalle miniere d’oro illegali è arrivata nei giorni scorsi anche da Greenpeace.