Diocesi: card. De Donatis (Roma), “il servizio a poveri e ammalati esige dedizione, compassione e tenerezza”

“Oggi abbiamo vissuto un momento intenso di storie di vita, di povertà. Il senso del cammino che abbiamo intrapreso è che le nostre comunità ascoltino l’altro. L’ascolto del povero non è facile, può tacere qualcosa per vergogna. Ci vuole un di più di misericordia: ascoltando il grido del povero, mettendoci accanto a lui, andando a visitare dove vive”. Lo ha detto il card. Angelo De Donatis, vicario del Papa per la diocesi di Roma, durante l’incontro con gli operatori pastorali dediti al servizio dei poveri di Roma, ieri sera nella basilica di San Giovanni in Laterano.
“Occorre fare un viaggio fra gli uomini, un esodo – ha spiegato il porporato -. I nostri centri di ascolto non sono uffici di collocamento, ma luoghi di accompagnamento della persona. Ai poveri va offerta amicizia, come ci dice il Papa. Tanto più i malati hanno bisogno di sentirsi parte viva della comunità. Le nostre comunità sono chiamate a farsi prossime ai familiari dei malati. Non basta celebrare una volta l’anno la Giornata mondiale del malato o del povero”. Un servizio delle équipe, ha evidenziato il card. De Donatis, “sarà quello di vedere se le case di riposo hanno un servizio di pastorale. Chiedo quindi ai parroci di trovare momenti di scambio e incontro”.
A questo incontro, ha raccontato il cardinale vicario, “mi sono preparato con la parola di Dio, mi sono soffermato sulla lettera di Paolo a Timoteo, dove emergono i tratti di chi fa un servizio all’interno della comunità”. Per il porporato, occorre esercitare bene il servizio a poveri e ammalati: “È la qualità del servizio che è importante, dobbiamo ricordarcelo ogni tanto perché delle volte siamo tentati di vivere in maniera idolatrica la nostra autorità”. “Ogni servizio oltre alla cura e alla competenza esige la dedizione come dono della propria vita – ha evidenziato -. Occorre tanta compassione e tenerezza come ha detto il Papa. Se l’ascolto, però, non porta alla relazione non serve, ciò che l’altro vive tocca anche me. Questo è l’atteggiamento di chi è chiamato a vivere il servizio nella comunità”.

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