Beni culturali: D’Antonio (L’Aquila), “in edifici quattrocenteschi presidi antisismici hanno limitato crolli. Importante conoscere metodi costruttivi passato”

È importante “conoscere i metodi costruttivi del passato per poter intervenire nel processo di riparazione e restauro con maggiore cognizione, senza produrre ulteriori danni e magari evitando, quando possibile, l’inserimento di tecnologie non sufficientemente testate in tutte le loro implicazioni”. Ad affermarlo è l’architetto Maurizio D’ Antonio (Commissione diocesana arte sacra e beni culturali dell’arcidiocesi de L’Aquila), intervenuto questa mattina alla sessione conclusiva della Giornata nazionale promossa a L’Aquila dall’Ufficio nazionale per i beni culturali ecclesiastici e l’edilizia di culto della Cei.  su “Manutenzione e prevenzione. La tutela delle persone” (19 – 20 settembre). “Modalità costruttive memoria di una comunità”, il titolo della relazione nella quale D’ Antonio illustra i “presidi antisismici” presenti in molti edifici quattrocenteschi che, grazie a queste tecniche costruttive, hanno superato con pochi danni, a differenza di altri, i terremoti subiti; ultimo quello del 2009. La tecnica costruttiva antisismica più diffusa ed efficace, spiega, “è quella dell’inserimento di radiciamenti lignei nelle murature, secondo particolari modalità, con funzione di rinforzo”. Un esempio per tutti, l’abside maggiore della chiesa di Santa maria in Collemaggio. Anche ai “sei livelli di radiciamento” presenti, spiega, “probabilmente si deve il mancato crollo totale durante il sisma del 6 aprile 2009”, mentre i maggiori crolli si sono verificati nelle costruzioni che nel corso degli anni hanno subito “la rimozione, la modifica, il deterioramento dei presidi fino a renderli inefficaci e l’aggiunta di parti strutturali incongrue”.  “L’insegnamento che da tutto questo si può trarre – conclude l’esperto – è che dovremmo guardare con maggior attenzione e rispetto alle costruzioni del passato e che ignorare la storia significa perdere un patrimonio di conoscenze ed esperienze, bagaglio insostituibile di ogni comunità affinché non perda la propria identità”.

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