Brexit: Johnson dichiara di non volere “elezioni generali” ma la possibilità che si voti è concreta

Secondo la Bbc anche se Boris Johnson ha dichiarato, fuori da Downing street, di non volere elezioni generali sarà proprio lui a scegliere questa strada se confrontato con una ribellione consistente dei suoi deputati pronti a votare con i laburisti pur di evitare il “no deal”. I parlamentari laburisti, nazionalisti scozzesi, liberaldemocratici, gallesi, verdi e i ribelli Tory voteranno insieme, domani, per costringere il premier a chiedere e ottenere dalla Ue una proroga del recesso del Regno Unito dal 31 ottobre fino al 31 gennaio 2020. Sempre che un accordo alternativo per l’uscita non sia stato approvato entro il 19 ottobre, il giorno successivo al prossimo summit europeo. A quel punto Johnson dichiarerà che vi saranno elezioni generali e il sondaggio avrebbe già una data, secondo l’emittente britannica, il prossimo 14 ottobre. Si tratterebbe di una “snap poll”, un “sondaggio di colpo”. Gli elettori verrebbero chiamati alle urne non alla scadenza naturale del parlamento ma d’urgenza perché il premier vuole giocare al meglio le sue carte. Johnson spera, infatti, di convincere il Paese a votare per lui dicendo che il mandato del referendum del 2016, quello per l’uscita del Regno Unito dalla Ue, è stato tradito e che i deputati Tory ribelli, insieme ai laburisti, gli hanno impedito di portare a termine Brexit. Sempre secondo la Bbc sarà mercoledì il giorno in cui nuove elezioni generali verranno annunciate.

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